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Le arterie di chi fa sport fin da ragazzo, e mantiene questa abitudine per tutta la vita, arrivano alla terza età in condizioni nettamente migliori della media. A dirlo è uno studio dell’Università di Linköping, in Svezia, pubblicato di recente sul British Journal of Sports Medicine.
La ricerca, intitolata Physical fitness in male adolescents and atherosclerosis in middle age: a population-based cohort study, e condotta con l’obiettivo di “esaminare le associazioni tra forma fisica negli adolescenti maschi e aterosclerosi coronarica e carotidea nella mezza età”, ha messo in relazione “i dati sulla forma fisica ricavati dal registro della leva militare svedese durante l'adolescenza con i dati sull'aterosclerosi ricavati dallo Swedish CArdioPulmonary bioImage Study nella mezza età”, includendo 8.986 adolescenti maschi (l’ età media era di 18,3 anni) con un follow-up medio di 38,2 anni. E i risultati parlano chiaro: i ricercatori svedesi sostengono infatti che “la combinazione di un'elevata forma fisica cardiorespiratoria e di un'elevata forza muscolare nell'adolescenza è associata a una minore aterosclerosi coronarica, in particolare a una stenosi coronarica grave, quasi 40 anni dopo”.
Aterosclerosi e arteriosclerosi
Spesso usati come sinonimi, i due termini “aterosclerosi” (interessata dallo studio in questione) e “arteriosclerosi” non indicano in realtà la stessa patologia: l’arteriosclerosi è infatti una malattia cronica e progressiva dei vasi sanguigni che si manifesta in età adulta o avanzata ed è dovuta all'ispessimento e alla perdita di elasticità delle arterie, e provoca una diminuzione del flusso sanguigno che raggiunge le aree del corpo irrorate dall'arteria malata. Con questo termine si indicano quindi tutte le forme di indurimento, ispessimento e perdita di elasticità della parete arteriosa. L’aterosclerosi, invece, è la condizione in cui il restringimento è causato dall'accumulo di materiale lipidico, proteico e fibroso, ed è quindi legato alla formazione di placche (gli ateromi, appunto) causate dal deposito di grasso (colesterolo e fosfolipidi) e cellule infiammatorie al di sotto del rivestimento interno dell’arteria (endotelio) e alla proliferazione di tessuto connettivo. L’evoluzione della placca può portare alla riduzione sempre più marcata della dimensione interna dell’arteria (lume), alla sua ulcerazione con formazione di coaguli (trombi) e, nei casi più gravi, alla sua occlusione.
Fattori di rischio e conseguenze
Fattori di rischio sono considerati l’ipertensione, la dislipidemia, il fumo di sigaretta, il sovrappeso o l’obesità, la sedentarietà, cui si aggiungono fattori immodificabili come la familiarità e l’appartenenza al sesso maschile.
Le conseguenze più comuni, invece, sono la cardiopatia coronarica (quando le arterie coronarie, che portano sangue e ossigeno al cuore, sono ristrette od ostruite da una placca di grasso, colesterolo o calcio), l’angina pectoris, in genere accompagnata da dolore toracico e causata da uno sforzo intenso, l’infarto del miocardio e l’ictus.
In quest’ottica assume particolare importanza la prevenzione, dato che l’aterosclerosi evolve in genere nel corso degli anni in modo pressoché asintomatico. Per questo l’attività sportiva è importante, e se praticata con costanza fin dalla giovane età (cosa che stando ai numeri sembra accadere meno nelle ultime generazioni, rispetto ai ragazzi degli anni Settanta e Ottanta del Novecento), costituisce un’ottima prevenzione.
Troppo sport fa male
Del resto, se l’attività fisica fa bene, farne troppa o troppo intensamente potrebbe essere addirittura controproducente: secondo uno studio coreano, condotto su 25.000 adulti di età superiore ai 30 anni (età media 42 anni) e pubblicato su Heart, infatti, un’attività fisica intensa potrebbe accelerare l'accumulo di depositi di calcio - e quindi anche il rischio di sviluppare placche aterosclerotiche – nelle arterie coronariche. La causa? Le sollecitazioni meccaniche operate dall’aumento della pressione arteriosa sui vasi sanguigni, che causerebbero piccole lesioni, per riparare le quali l’organismo produrrebbe micro-placche, appunto, di calcio. In particolare, lo studio ha dimostrato che una maggiore attività fisica è associata a una progressione più rapida dei punteggi delle calcificazioni coronariche (punteggio Cac) sia in soggetti che a inizio rilevazione non mostravano depositi di calcio, sia in chi li mostrava già.
Come regolarsi
Che fare, dunque? In attesa di ulteriori studi, pare una buona idea attenersi alle linee guida dell’OMS, che raccomandano almeno 150-300 minuti alla settimana di intensità moderata, o 75-150 minuti alla settimana di attività fisica aerobica vigorosa.
Quindi, camminare a passo veloce per mezz’ora al giorno, andare in bicicletta, fare movimento costante ma senza eccessi. Senza dimenticare, naturalmente, l’alimentazione: perché anche troppe proteine nella dieta (cioè, un quantitativo superiore al 22% della quota calorica giornaliera ingerita) aumenterebbero a loro volta – stando a uno studio dell'Università di Pittsburgh pubblicato sulla rivista Nature Metabolism – il rischio di aterosclerosi. E allora, sport in gioventù o meno, e ritmi sfrenati o placidi, si sarebbe da capo.

Alessandra Rozzi
Redazione Respiro.News

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