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Se il pupo è tanto sovrappeso da essere classificato come obeso, non è detto che la colpa sia del cibo sbagliato, né dell’abitudine alle e famigerate merendine ipercaloriche.
Il ruolo dell’ipotalamo e la variabile genetica
Uno studio americano, infatti, pur senza rinnegare l’importanza del fattore ambientale nello sviluppo dell’obesità, punta il dito su un’area importantissima del cervello e del sistema nervoso, l’ipotalamo, come possibile “cabina di regia” dello sviluppo di un’obesità infantile di tipo “comune”.
Dato per assodato, infatti, che sono i percorsi neuronali interni all’ipotalamo a regolare il bisogno di cibo e - di conseguenza - il manifestarsi della patologia, gli studiosi di Philadelphia hanno messo a confronto il genoma di bambini affetti da obesità e quello di bambini normopeso, riuscendo a mettere a fuoco una variante genetica che appare associata all'obesità infantile, ma non alla stessa condizione nell'età adulta; il gene interessato, 'rs7132908', “abita” sul cromosoma 12, ed è “vicino di casa” di FAIM2, gene-chiave nel corretto sviluppo del sistema nervoso. Dalle sperimentazioni cliniche, la variante identificata andrebbe di pari passo con la presenza di un minor numero di neuroni nell’ipotalamo.
Ma non è tutto. Perché oltre che all’obesità infantile, la variante genetica messa a fuoco dallo studio americano sarebbe anche implicata nello sviluppo del diabete di tipo 2, in una maggior presenza di massa grassa e nel menarca (comparsa del ciclo mestruale) anticipato.
La scoperta è importante, perché il gene in questione potrebbe essere, in futuro, fatto oggetto di terapie mirate per risolvere la patologia “a monte” dell’apporto calorico e dello stile di vita.
Obesità, una questione aperta
Il problema, soprattutto in Occidente, è serio: nel mondo 37 milioni di bambini sotto ai 5 anni sono in sovrappeso, con l’Italia al quarto posto nell’Unione Europea per numero di bambini obesi. E nel nostro Paese, stando ai dati Unicef, la percentuale di bambini maschi obesi è pari al 43%, contro il 36% delle femmine.
Quanto ai Paesi a reddito alto e medio-alto, dove vive il 31% di tutti gli under-5 del mondo, è concentrato il 48% di tutti i bambini in sovrappeso. Nel 2022, solo nell’Europa meridionale, i bambini in sovrappeso erano 500.000, pari all’8,3% del totale.
Il vademecum OMS
Per cercare di tenere sotto controllo il problema dell’obesità infantile almeno dal punto di vista comportamentale, l’OMS ha recentemente diffuso un vademecum in sei consigli:
1. Promuovi abitudini positive
Buon esempio, attività fisica costante, scelta oculata di frutta e verdura di stagione: le scelte alimentari si apprendono in famiglia, non è mai troppo tardi per cominciare a insegnare.
2.  Relazione sana con il cibo
No a divieti assoluti o alimenti come premio, sì a una corretta educazione alimentare. E ricordiamo: più delle parole, insegna l’esempio.
3. Comunicazione corretta
“Finisci tutto!” e “Chi non mangia la finestra salta dalla finestra!” sono frasi da non dire. Mai.  Esempio e piattini divertenti e preparati in modo creativo aiutano molto di più, soprattutto nel medio e lungo termine.
4. Controllo delle porzioni
Inutile predicare bene e riempire i piatti fino all’orlo: anche l’occhio vuole la sua parte. E soprattutto, la sua misura.
5. L’importanza della colazione
Cominciare bene la giornata dal punto di vista alimentare è fondamentale. Frutta, fibre, cereali e frutta secca o semi costituiscono un ottimo passe-par-tout per la sazietà e per non arrivare al pasto di mezzogiorno con una fame eccessiva (e conseguenti eccessi calorici).
6. Attività fisica
Almeno un’ora al giorno in movimento costituisce il “minimo sindacale” per un bambino che aspiri ad essere in forma e ad avviarsi verso una vita sana. Per questo è fondamentale contingentare le pause tv o videoghiochi.

La situazione italiana e i dati recenti 
Della variabile “ambientale” – che peraltro non esclude la predisposizione “genetica” alla questione - sono testimoni i dati elaborati da OKkio alla SALUTE, il sistema di sorveglianza nazionale coordinato dal Centro Nazionale per la Prevenzione delle Malattie e Promozione della Salute (CNaPPS) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), che è parte dell’iniziativa della Regione Europea dell’OMS “Childhood Obesity Surveillance Initiative-COSI”, resi noti a Roma nei giorni scorsi: stando al sistema, nel 2023 in Italia i bambini e le bambine di 8-9 anni in sovrappeso sono il 19%, mentre gli obesi sono il 9,8%, inclusi bambine e bambini con obesità grave che rappresentano il 2,6%.
La tendenza e il ruolo dell’alimentazione
Dalla prima raccolta dati - avvenuta nel 2008/9 - ad oggi, il sovrappeso mostra un andamento significativo in diminuzione, mentre l’obesità, dopo una prima fase di iniziale decremento, è risultata tendenzialmente stabile per qualche anno, con un leggero aumento nel 2023. Come negli anni precedenti, la sorveglianza ISS ha coinvolto tutte le Regioni e le Province Autonome, e ha arruolato oltre 50mila bambine/i e altrettante famiglie. I genitori hanno riferito che quasi 2 bambini e bambine su 5 non fanno una colazione adeguata al mattino, che più del 50% consuma una merenda abbondante a metà mattina, che 1 su 4 beve quotidianamente bevande zuccherate/gassate e consuma frutta e verdura meno di una volta al giorno.
Il 37% delle bambine e dei bambini mangia legumi meno di una volta a settimana, e più del 50% di loro mangia snack dolci più di 3 giorni a settimana.
I dati sull’attività fisica evidenziano che un bambino su 5 non ha fatto attività fisica il giorno precedente l’intervista, più del 70% non va a scuola a piedi o in bicicletta, e quasi il 50% trascorre più di 2 ore al giorno davanti alla TV, al tablet o al cellulare.
Gli indicatori sulle abitudini alimentari, così come quelli sull’attività fisica sono solo leggermente cambiati rispetto alla raccolta dati precedente (2019). Inoltre, si mantiene stabile un gradiente geografico Nord-Sud, con prevalenze di eccesso ponderale nelle bambine e nei bambini residenti nell’Italia meridionale. Anche le condizioni socioeconomiche delle famiglie hanno un impatto sull’eccesso ponderale e sullo stile di vita in generale.
Lo studio EPaS-ISS
Insieme ai dati esposti sopra, sono stati resi noti anche i risultati dello studio EPaS-ISS-“Effetti della pandemia da COVID-19 sui comportamenti di salute e sullo stile di vita di bambine, bambini e delle loro famiglie residenti in Italia”, che ha permesso di rilevare gli effetti che la pandemia da COVID-19 ha avuto sugli stili di vita di bambine e bambini del terzo anno di scuola primaria e delle loro famiglie.
Dallo studio è emerso che, durante il periodo pandemico, i bambini e le bambine hanno aumentato il consumo di snack salati (24%) e cibi dolci (25%), e hanno leggermente diminuito quello di frutta (8%) e verdura (9%). Nonostante sia emersa una maggiore irregolarità quotidiana nel consumo dei pasti, sono stati rilevati anche cambiamenti positivi, come un maggiore consumo di pasti in famiglia (39%) e di cibo cucinato in casa insieme a figli e figlie (42%).
I genitori hanno segnalato che, rispetto al periodo pre-pandemico, i figli e le figlie hanno subito un peggioramento del loro benessere fisico e psicosociale. In particolare, hanno notato una diminuzione di vitalità e di energia, oltre a un aumento di sentimenti di tristezza e solitudine. In analogia con quanto riscontrato a livello internazionale, i dati EPaS-ISS su movimento e sedentarietà hanno evidenziato una riduzione del tempo dedicato al gioco attivo e alle attività all’aperto (-44%) e un aumento del tempo trascorso davanti ai dispositivi elettronici (+53%).
Molto è ancora da fare, dunque. Ricordando che adottare abitudini sane, al netto dell’importanza dell’ipotalamo e delle variazioni genetiche, è già di per sé il passaporto per una vita altrettanto sana. E dunque serena.

 

Alessandra Rozzi
Redazione Respiro.News

 

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