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I dati Istat sull’ambiente urbano (pubblicati ora ma relativi al 2022) parlano chiaro: la qualità dell’aria delle città italiane peggiora a vista d’occhio. Rispetto all’anno precedente, i valori medi di concentrazione di particolato atmosferico registrano un incremento delle concentrazioni medie annue di PM2,5 in 56 dei 93 comuni capoluogo che hanno effettuato il monitoraggio (60%) tramite 171 stazioni fisse di rilevamento. In peggioramento anche l’andamento del PM10 nei 100 capoluoghi con monitoraggio (effettuato da 264 centraline), che registrano incrementi delle concentrazioni nel 75% dei casi. Le polveri sottili sono oltre i limiti OMS in più di otto capoluoghi su 10, mentre gli interim target dell’OMS (20 µg/m3 per il PM10 e 10 µg/m3 per il PM2,5) sono stati superati in 84 comuni capoluogo su 100 con misurazioni valide per il PM10 e in 83 comuni su 93 per il PM2,5 (89,3%). In tutti i capoluoghi metropolitani le soglie sono superate, ad eccezione di Reggio di Calabria, che nel 2022 non ha effettuato il monitoraggio (ma superava la soglia nel 2021). Inoltre, sono da evidenziare le situazioni più gravi di Milano, Venezia e Napoli che superano di almeno due volte il limite del PM2,5, e quelle di Torino e Cagliari, che doppiano sia il limite per il PM10 sia quello per il PM2,5. A livello di ripartizione emerge, per entrambi gli inquinanti, una maggiore gravità del problema al Nord, dove oltre il 90% dei capoluoghi supera entrambe le soglie. La quota scende intorno all’80% nel Centro e nel Sud, ed è circa del 60% nelle Isole.
I valori medi annui di PM2,5 superano il limite OMS in tutti i 46 capoluoghi del Nord, con l’unica eccezione di Imperia, che non effettua il monitoraggio. Le concentrazioni medie annue doppiano il limite in 18 capoluoghi settentrionali (Monza, Cremona, Padova, Brescia, Lodi, Vicenza, Rovigo, Bergamo, Piacenza, Ferrara, Como, Asti, Alessandria, Mantova, Treviso e Milano, Venezia e Torino tra quelli metropolitani). Nel bacino padano, si rilevano inoltre i valori più alti di PM2,5, per i quali il nostro Paese è oggetto anche di procedure di infrazione europee.
Per quanto riguarda l’ozono, risulta in crescita soprattutto al Nord. L’ozono è una sostanza prodotta in atmosfera tramite reazioni fotochimiche di altri inquinanti, e si osserva, rispetto all’anno precedente, un incremento dei giorni di superamento dell’obiettivo a lungo termine (120 µg/m3 della media mobile giornaliera di 8 ore) in 64 comuni capoluogo su 89, con monitoraggio effettuato per una media di 39 giorni di mancato rispetto dell’obiettivo (contro i 28 nel 2021). Le misurazioni sono effettuate in 133 stazioni.
Altro grande inquinante, il biossido d’azoto: anch’esso, più direttamente connesso al consumo di combustibili fossili per la circolazione veicolare e il riscaldamento domestico, risulta oltre il limite nella maggior parte dei capoluoghi metropolitani.  Genova, Napoli e Palermo risultano ben al di sopra del limite di legge di 40 µg/m3, con un valore di oltre 50. Sopra il limite anche Torino, Catania, Firenze, Roma e Milano, mentre Bologna (39) e Venezia (37) si collocano appena sotto la soglia. Tutti i capoluoghi metropolitani, comunque, presentano valori di concentrazione indicati come nocivi dall’OMS, che nelle linee guida del 2021 indica come valore di riferimento da non superare i 10 µg/m3.

Il punto sulla mobilità sostenibile
Qualità dell’aria a parte, come va nelle nostre città sul fronte della sostenibilità? Non granché, stando all’Istat: se ci sono progressi sui Piani di mobilità sostenibile, infatti, sono ben poco aggiornati i Piani del traffico. A tutto il 2022, i capoluoghi dotati di un Piano urbano di mobilità sostenibile (Pums) sono 70 (12 in più rispetto all’anno precedente), incluse 31 città con meno di 100mila abitanti, per le quali tale strumento non è obbligatorio. Quanto ai Piani urbani del traffico (Put), obbligatori per tutti i comuni capoluogo, sono assenti in uno su quattro. Tra gli 81 capoluoghi dotati di un Put (che di norma ha validità biennale), solo 19 hanno adottato, approvato o aggiornato il piano vigente dopo il 2019.
Riguardo al parco autobus, si rinnova, ma la maggioranza dei veicoli ha più di 10 anni. E dato che gli autobus forniscono quasi il 60% dell’offerta di Tpl (Trasporto pubblico locale) disponibile nei capoluoghi (e più del 90% fuori dalle città metropolitane) la loro conformità agli standard di emissione più avanzati è fondamentale. Ebbene? In cinque anni, la quota di autobus in classe Euro 6 o a emissioni zero è quasi triplicata, passando dal 16,9% del 2017 al 48,5%, ma “l’obsolescenza del parco circolante resta una criticità, dato che oltre la metà degli autobus in esercizio appartiene ancora alla classe Euro 5 (30,5%, immatricolati da almeno 10 anni) o alle precedenti (21%, immatricolati da almeno 15 anni)” si legge nello studio.
Sul fronte della mobilità sostenibile anche le piste ciclabili sono in aumento, ma restano poche nelle città del Centro-Sud: nel 2022, l’estensione complessiva delle piste ciclabili nei comuni capoluogo è di 5.440 km, in aumento del 2,3% rispetto all’anno precedente e del 24% dal 2017. La densità media è di 27,9 km ogni 100 km2 di superficie territoriale, e due capoluoghi su tre dispongono di più di 10 km di piste. Oltre il 70% dell’infrastruttura ciclabile, tuttavia, si concentra nelle città del Nord, dove la media sale a 66 km/100 km2, contro i 18,3 del Centro e i 6,5 del Mezzogiorno.
Torna a crescere anche l’offerta di car sharing (nel 2022 +16,1% di veicoli a flusso libero utilizzati rispetto all’anno precedente), mentre quella dei servizi a postazione fissa registra una flessione (-3,7%). I capoluoghi in cui opera almeno una delle due modalità di servizio sono 38 (24 nel Nord, cinque nel Centro e nove nel Mezzogiorno).
Quanto al bike sharing, continua a crescere a ritmo sostenuto in 65 capoluoghi con una flotta di oltre 53mila biciclette, gestite prevalentemente da servizi a flusso libero (+24,8% rispetto all’anno precedente, +64,1% rispetto al 2019). La disponibilità media è di 30,3 biciclette ogni 10mila abitanti, con forti differenze fra le ripartizioni (56 nel Nord-ovest, 27,3 nel Nord-est, 34,9 nel Centro e 5,9 nel Mezzogiorno). Rispetto all’anno precedente, l’offerta di bike sharing passa da 38,2 a 47,5 biciclette/10mila ab. nei capoluoghi metropolitani e da 8,6 a 11,1 negli altri capoluoghi.
Rallenta, invece, la crescita dello scooter sharing, la cui flotta era quasi raddoppiata fra il 2019 e il 2021. Nel 2022 i motoveicoli disponibili sono circa 9.500 (il 4,6% in più dell’anno precedente) e il servizio è presente in 14 capoluoghi, ma oltre l’80% della flotta si concentra in due sole città (Roma e Milano).
E per finire sul fronte della mobilità, si consolida l’offerta dei servizi di micromobilità elettrica: dopo la rapida ascesa del 2021, infatti, i servizi di micromobilità elettrica segnano nel 2022 una battuta d’arresto senza tuttavia perdere punti. I capoluoghi serviti passano da 43 a 46 (20 nel Nord, 8 nel Centro e 18 nel Mezzogiorno), ma la flotta dei monopattini si riduce del 3,2%.
Nel complesso, nel 2022, i servizi di mobilità condivisa presenti nei comuni capoluogo gestiscono, nel loro insieme, un parco di quasi 120mila veicoli, cioè 67,8 ogni 10mila abitanti, circa il 10% in più dell’anno precedente, ma più del doppio rispetto al benchmark pre-pandemico del 2019 (26,2). Il grosso dell’offerta è fornito dal bike sharing (44,7%) e dalla micromobilità elettrica (40,7%), mentre lo scooter sharing contribuisce per l’8% e il car sharing per il rimanente 6,6%. L’offerta di mobilità condivisa si concentra nelle grandi città (101,8 veicoli/10mila ab. nei capoluoghi metropolitani, contro i 29,8 degli altri capoluoghi) ed è caratterizzata da un forte dislivello fra i capoluoghi del Centro e del Nord (rispettivamente 84,4 e 82,7 veicoli/10mila ab.) e quelli del Mezzogiorno (29,7).

Altre sostenibilità urbane
Infine, riguardo al verde, il quantitativo di aree pro capite appare stabile, anche se aumenta la quota di aree accessibili: e se tra il 2012 e il 2022 la dotazione di verde pro capite presenta variazioni minime, passando dai 31,3 m2 del 2012 ai 32,8 (+1,5 m2/ab), la superficie complessiva delle aree verdi urbane aumenta gradualmente, in media dello 0,3% all’anno dal 2012. Nel 2022 l’estensione delle aree verdi urbane è di 573 Km2 pari al 2,9% del territorio comunale, corrispondenti a 32,8 m2 per abitante. Considerando anche le aree naturali protette (comprese quelle della Rete Natura 2000), l’incidenza complessiva sul territorio, al netto delle sovrapposizioni, sale al 19,7% (oltre 3.826 km2).
Altri elementi considerati dal Report Istat sono il boom del fotovoltaico, che nei capoluoghi registra una crescita di impianti pari al 20,1%; il calo dei rifiuti urbani (29 milioni di tonnellate prodotte, -1,8% rispetto al 2021); il ritardo sulla raccolta differenziata delle grandi città (nei capoluoghi metropolitani, nel 2022, la quota di raccolta differenziata si attesta al 46,6%, in ribasso del -18,1 punti percentuali rispetto agli altri capoluoghi); il calo costante dei consumi idrici pro capite nei capoluoghi, che si attesta a 236 litri per abitante al giorno (l/ab/g) nel 2022, segnando una riduzione di 27 litri rispetto al 2012.
Insomma: l’aria peggiora e noi, quanto a comportamenti, lentamente sembriamo migliorare. Ma la strada da fare verso la sostenibilità è ancora lunga.

 

Alessandra Rozzi
Redazione Respiro.News

 

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