Secondo l’OMS è la prima causa di disabilità al mondo, ha costi sociali altissimi, e negli ultimi tre anni, per combatterla, le prescrizioni di FANS sono salite del 32%. Parliamo di lombalgia, e ora, dalla Sicilia, arriva un nuovo modello d’intervento sul tema, promosso da Nusa Servizi e Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), che contiene linee d’indirizzo per la diagnosi, punta a una maggiore appropriatezza prescrittiva, e tiene in particolare conto degli effetti collaterali di alcuni farmaci.
Sono i numeri a dimostrare la gravità del problema: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2020 una persona su 13, per un totale di 619 milioni di persone circa, soffriva di lombalgia cronica, con un aumento del 60% rispetto al 1990. In più, stando alle proiezioni, i casi aumenteranno fino a coinvolgere 843 milioni di persone entro il 2050 (+36,2%). Ancora, pare che più del 70% della popolazione mondiale sia destinata a soffrire di lombalgia almeno una volta nella vita.
Ma come si cura questo problema così diffuso? La lombalgia è in genere gestita dai MMG con il supporto di uno o più specialisti, a scelta tra neurochirurgo, ortopedico, terapista del dolore, fisiatra, reumatologo e fisioterapista. E visto che la prima cosa da affrontare, a fronte di un paziente che sta male, è la gestione del dolore, va da sé che l'identificazione del livello di gravità della patologia e la formalizzazione delle linee guida d’indirizzo risultino cruciali per una corretta presa in carico da parte della medicina territoriale. Solo in questo modo, infatti, sono possibili sia una diagnosi precoce, sia prescrizioni appropriate, sia l’identificazione di un trattamento in grado di migliorare in modo significativo la qualità di vita del paziente.
E se le principali terapie, stando alle linee guida in vigore, sono sia di carattere farmacologico (l’OMS indica paracetamolo e FANS) sia non, un’impennata così marcata nella prescrizione di FANS resta tuttavia da attenzionare, soprattutto per i numerosi effetti collaterali (di tipo gastrointestinale, renale e cardiovascolare) che questi farmaci possono provocare. Inoltre, alcuni propongono di riconsiderare la reale efficacia dei FANS su questo fronte di cura, in base allo studio pubblicato su Science Translational Medicine secondo cui, in realtà, i pazienti con lombalgia in cura con farmaci antinfiammatori rischierebbero più degli altri di soffrire di dolore persistente e cronico.
Ma quali sono stati i principali risultati ottenuti grazie al progetto nato in Sicilia? Innanzitutto, le prescrizioni di FANS in caso di lombalgia da parte dei MMG di FANS sono calate del 30%, mentre è raddoppiato l’utilizzo del paracetamolo, attualmente prescritto in media al 60% dei pazienti. È aumentato, di contro, l’utilizzo dei miorilassanti e degli antidepressivi, considerati fondamentali data la natura complessa della patologia.
Il progetto ha finora coinvolto tre regioni italiane - Sicilia, Veneto e Marche - in un percorso formativo di quasi 2 anni, il cui primo risultato è stato il rafforzamento della connessione tra medicina generale e specialistica, con la conseguente strutturazione di percorsi di cura più aderenti ai bisogni dei pazienti. E vista la bontà dei risultati, il modello potrebbe ora rappresentare la base per la creazione di un Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) regionale e – perché no – nazionale.
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