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Le neurotrofine, proteine fondamentali per l’organismo umano che servono a mantenere la plasticità e la funzione dei tessuti nervosi non sono prodotte solo dal Sistema Nervoso Centrale (SNC), ma anche da altri organi e tessuti, e all’interno di questi, come del resto sul SNC, svolgono la propria azione. Ne ha parlato, al recente Symposium sulla Medicina dei Sistemi svoltosi a Milano e promosso da Guna, Massimo Fioranelli, Professore Associato di Fisiologia dell’Università Guglielmo Marconi di Roma e Specialista in Cardiologia, prestando particolare attenzione al ruolo esercitato da BDNF (Brain-Derived Neurotrophic Factor), o abrineurina (un’importante neurotrofina isolata per la prima volta nel 1982) sulla corretta funzione cardiaca.
Se oggi la moderna Neurologia mette infatti in dubbio l’affermazione cartesiana “Cogito, ergo sum”, in quanto mente e corpo non sono più intese come entità distinte (come previsto dal celebre dualismo cartesiano), visti come strettamente collegati, con le emozioni che influiscono sulla fisiologia del corpo, è chiaro che i paradigmi cambiano. In particolare Fioranelli ha illustrato come le neurotrofine, proteine essenziali per il funzionamento del corpo umano, non siano prodotte solo dal Sistema Nervoso Centrale, ma anche da neuroni presenti in molti altri organi e tessuti, incluso il cuore, e su di questi, come sul SNC, siano in grado di esercitare la propria azione.
In sostanza, la ricerca scientifica ha rivelato che il cuore possiede un nucleo di 50-70.000 neuroni dotati di funzionalità finora inaspettate: si tratterebbe, infatti, di un vero e proprio "cervello del cuore" posizionato tra l’aorta e l’arteria polmonare, che interagisce sia con il cervello “primario” sia con i “cervelli” di tutto il corpo. Partendo da queste importanti scoperte, ci si è concentrati in particolare sul ruolo del BDNF (Brain Derived Neurotrophic Factor), alla quale sono riconosciute diverse funzioni: dalla sopravvivenza neuronale alla plasticità delle sinapsi, dalla genesi delle sinapsi stesse alla crescita e differenziazione dei neuroni. È evidente, dunque, il possibile ruolo della proteina nel trattamento di malattie nervose e neurodegenerative.
L’evidenza di neuroni anche a livello cardiaco ha comunque aperto la strada a nuovi filoni di ricerca in ambito cardiologico, e un recente studio a firma del Gruppo di lavoro dello stesso Fioranelli, pubblicato su Minerva Cardiology and Angiology, descrive gli effetti positivi esercitati dalla somministrazione di BDNF low dose a un gruppo di pazienti affetti da Fibrillazione Atriale Parossistica, una forma di aritmia benigna molto frequente senza danni strutturali. Gli studi sul BDNF hanno in sostanza dimostrato come questa neurotrofina possa aiutare il cuore e le sue cellule a “ringiovanire”, e nell’ottica dell'organismo umano inteso come parte di un sistema complesso una molecola simile sembra poter giocare un ruolo chiave non solo nel miglioramento delle condizioni cardiache, ma anche nell'integrazione delle funzioni del cuore con gli altri organi.

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