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Sono sei le aree in cui si può manifestare la presenza di possibili sintomi di long Covid in bambini e adolescenti: psichiatrica, otorinolaringoiatrica, gastrointestinale, neurologica, cardiovascolare e polmonare. E le manifestazioni possono essere le più disparate: dalla depressione, all’ansia, ai disordini post-traumatici, all’anosmia (perdita dell’olfatto), i dolori addominali, e ancora diarrea, rinorrea (il cosiddetto ‘naso che cola’), tosse, difficoltà respiratorie. A conferma che, così come negli adulti, anche nei più piccoli il long Covid è una condizione dai confini non ben delineati e che può manifestarsi, o meno, in modo diverso in ogni persona.

A metterlo in evidenza è Alberto Villani, direttore del dipartimento di Emergenza, Accettazione e Pediatria generale dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, intervenendo al webinar ‘Long Covid: pronti a fronteggiare l’impatto presente e futuro della pandemia?’, organizzato online dall’Istituto superiore di sanità (Iss). Un’iniziativa che ha lanciato il progetto finanziato dal ministero della Salute e coordinato dall’Iss ‘Analisi e strategie di risposta agli effetti a lungo termine dell’infezione Covid-19 (long-Covid)’ proprio con l’obiettivo di monitorare gli effetti a lungo termine dell’infezione, accrescerne le conoscenze e uniformarne l’approccio e la gestione clinica a livello nazionale. “Si tratta di sintomi che possono interessare un po’ tutti gli apparati e che, spesso, sono frequenti nei bambini anche al di là del Covid – ha precisato Villani – e dunque è difficile dimostrare che ci sia un nesso di causalità netto“. Dunque, per l’esperto, “è necessario trovare un modo di standardizzare i follow up post Covid e di stabilire i criteri d’accesso”.

Villani ha ricordato che proprio per questo la Società italiana di pediatria ha recentemente redatto un documento di consenso in cui si raccomanda di “visitare tutti i bambini e gli adolescenti con una diagnosi sospetta o provata di Covid dopo 4 settimane dalla fase acuta dell’infezione per verificare la presenza di possibili sintomi di long Covid”. La Sip ha anche raccomandato di programmare, in ogni caso, anche in assenza di questi sintomi, un ulteriore controllo dopo 3 mesi dalla diagnosi di infezione da Sars-CoV-2 per confermare che sia tutto normale o per affrontare i problemi emergenti, attraverso una valutazione approfondita degli stessi.

Quale sia la reale diffusione del long Covid tra bambini e adolescenti, infatti, non è ancora determinata e le percentuali variano dal 4 al 60% a seconda degli studi. Così come non è chiara quale sia la diffusione negli adulti in cui sono quasi 50 i sintomi che, in modo diverso da persona a persona, possono manifestarsi e interessare un po’ tutti gli apparati. È proprio da questa incertezza che nasce l’idea del progetto ‘Analisi e strategie di risposta agli effetti a lungo termine dell’infezione Covid-19 (long-Covid)’, per dare risposte al long Covid, considerato dagli esperti la nuova emergenza sanitaria. Il progetto, che coinvolge per due anni una serie di Enti in tre Regioni (Friuli Venezia Giulia, Toscana, Puglia) ha proprio l’obiettivo di definire le dimensioni del fenomeno long Covid, la sua distribuzione sul territorio nazionale, le buone pratiche per affrontarlo e arrivare alla strutturazione di una rete nazionale.

Fonte: Dire.it

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