Un milione di italiani a letto nelle vacanze di Natale, il picco dei contagi in arrivo e qualche preoccupazione per il "Long Cold" ("Lungo Raffreddamento") che colpisce settimane dopo l'infezione una parte di malati: colpa di diversi virus - quello influenzale, l'RSV (virus respiratorio sinciziale), il rhinovirus, l' adenovirus e altri - che non accenna a lasciare la presa. E tuttora con la presenza del COVID, ora in forma lieve e difficilmente quantificabile per i pochi tamponi effettuati.
Che il picco sia stato o meno raggiunto si potrà dire solo a posteriori, quando la curva dei contagi inizierà a diminuire con costanza. Di certo l'ultima rilevazione di RespiVirNet (il bollettino periodico del Sistema nazionale di sorveglianza epidemiologica e virologica delle sindromi simil-influenzali e dei virus respiratori coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità con il sostegno del Ministero della Salute), datata 5 gennaio 2024, parla chiaro: nell’ultima settimana del 2023 l’incidenza delle sindromi simil-influenzali in Italia è stabile, con un'incidenza pari a 17,5 casi per mille assistiti (contro i 17,7 nella settimana precedente).
L’incidenza appare in lieve aumento solo nei bambini al di sotto dei cinque anni (48,7 casi per mille assistiti contro i 47,5 della settimana precedente), mentre tutte le Regioni registrano un livello di incidenza delle sindromi simil-influenzali sopra la soglia basale, tranne la Provincia Autonoma di Bolzano. In cinque Regioni, invece, è stata raggiunta la soglia di intensità “molto alta” dell’incidenza: Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Umbria, Abruzzo, Campania, mentre Val d’Aosta e Calabria non hanno attivato la sorveglianza RespiVirNet.
Per questo "Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza, anche se durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività. Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale - ha spiegato all'Ansa Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria - È importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa".
“L'incidenza delle sindromi simil- influenzali si mantiene alta, spinta dai diversi virus circolanti - ha sottolineato anche Anna Teresa Palamara, che dirige il dipartimento Malattie infettive dell’ISS, commentando per Askanews i bollettini della sorveglianza RespiVirNet - L'analisi dei campioni positivi mostra che i virus influenzali sono ormai prevalenti, anche se rimane una quota rilevante di SARS-CoV-2 e di virus respiratorio sinciziale, che provoca bronchioliti soprattutto nei più piccoli. Sebbene sia impossibile prevedere esattamente quando si arriverà al picco dei casi, è ipotizzabile una circolazione sostenuta anche nelle prossime settimane, facilitata dalla riapertura delle scuole".
Le raccomandazioni restano quelle di sempre: attenzione ai luoghi affollati e agli sbalzi di temperatura, alimentazione adeguata, vaccinazione anti-influenzale nel caso si rientri nelle categorie indicate (anziani e fragili), assunzione di antibiotici - inutili contro i virus - solo su prescrizione medica e riposo, con passaggi nei pronto soccorsi solo in caso di reale necessità.
E sulla diffusione dell'influenza stagionale o dei virus respiratori pesa anche il timore del "Long Cold" (detto anche "Long Flu", "Lunga influenza"), caratterizzato da sintomi a lungo termine anche dopo infezioni respiratorie acute negative al test COVID-19, un po' secondo il modello del COVID stesso.
Uno studio della Queen Mary University di Londra, pubblicato sulla rivista EClinicalMedicine edita da The Lancet, elenca infatti tra i sintomi più comuni del Long Cold/Long Flu la tosse, il mal di stomaco e la diarrea a distanza di oltre 4 settimane dall’infezione iniziale, mentre le rilevazioni lasciano pensare che potrebbero verificarsi anche conseguenze sulla salute a lungo termine.
La Washington University e il Veterans Affairs Health Care System, in uno studio pubblicato nei giorni scorsi su The Lancet Infectious Diseases pongono invece l'accento sulla scarsa adesione alle campagne vaccinali per l’influenza.
"Occorre smettere di banalizzare le infezioni virali e comprendere che in realtà sono le principali cause delle malattie croniche - ha affermato Zyad Al-Aly, epidemiologo e co-autore dell'articolo - Prima della pandemia, consideravamo poco rilevante la maggior parte delle infezioni virali; invece abbiamo constatato che la perdita di salute a lungo termine determinata dal Long Covid ha superato di gran lunga i problemi che questi pazienti hanno dovuto sopportare nella fase iniziale dell’infezione. Cinque anni fa non mi sarebbe mai venuto in mente di pensare a una 'lunga influenza', ma il nostro studio dimostra che costituisce un problema di salute molto più grave dell’influenza acuta” (fonte www.medicoepaziente.it).
Dal confronto tra 81.280 ricoverati per COVID e 10.985 ricoverati per influenza è risultato che nonostante il primo gruppo sia più a rischio, anche i ricoverati per influenza possono andare incontro a disabilità e cronicizzazione, con un incremento di pericoli specifici per il sistema respiratorio.
Alessandra Rozzi
Redazione Respiro News