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Nelle ultime settimane l’Italia si trova ad affrontare una delle sfide più ambiziose: 8,5 milioni di bambini e ragazzi sono tornati ai banchi di scuola. Gli occhi di tutti sono puntati sulla ripresa delle attività scolastiche in presenza. Ci chiediamo: aumenteranno i contagi? Saremo costretti a un secondo lockdown? Fra le cose che abbiamo riscoperto in questi difficili mesi trascorsi vi è certamente il valore della scuola, del diritto all’istruzione.

Quante volte la scuola è stata dimenticata anche da chi avrebbe dovuto salvaguardarla? Prima dell’emergenza sanitaria gli stessi decisori politici si mostravano poco interessati a supportare e promuovere in maniera adeguata il sistema scolastico. La scuola rappresenta invece un’esperienza umana unica e insostituibile. Nessun collegamento a distanza potrà mai sostituire la relazione alunno-insegnante. Non dimentichiamo infatti che non si può né insegnare né apprendere al di fuori di una relazione umana.

Ed è a scuola che si impara ad apprezzare la bellezza di un’opera d’arte, sia essa un dipinto, una poesia o una sinfonia, così come è proprio lì che si sviluppano e consolidano gli strumenti che ci consentono di interpretare e q comprendere la realtà per poi saperla affrontare.

Mi ha colpita la storia di Marisa Leonzio che oggi ha 60 anni. Nell’anno scolastico 1957-1958 frequentava la quarta elementare a Nibbiaia, frazione di Rosignano Marittimo in provincia di Livorno. Nel dicembre di quell’anno la sua maestra chiese agli alunni di scrivere una lettera alla Befana nella quale esprimessero quali regali avrebbero voluto ricevere in occasione delle feste natalizie. I compagni chiesero giocattoli e bambole. Marisa invece chiese in dono un ponte sul torrente Chioma. La bambina infatti, per raggiungere la scuola che distava tre chilometri da casa, affrontava ogni giorno un percorso a piedi di circa un’ora e mezza all’andata e altrettanto al ritorno e, mancando un ponte sul torrente, era costretta ad attraversarlo a guado. Cosa semplice durante i mesi estivi ma molto più complessa durante quelli autunnali e invernali quando in suo soccorso arrivava il padre che la trasportava portandola sulle spalle. Quando l’acqua era troppo alta era impossibile raggiungere la scuola. L’allora direttore del Circolo didattico del comune di Rosignano rimase colpito dalla lettera della bambina e la pubblicò sul giornale scolastico. Da lì a poco i giornali locali la ripresero e la lettera fece il giro del mondo fino ad arrivare negli Stati Uniti dove un dirigente della casa cinematografica Columbia, che stava per lanciare nel mondo il film “Il ponte sul fiume Kwai”, chiese il permesso al comune di Rosignano di costruire un ponte sul torrente Chioma identico a quello del film per regalarlo a Marisa Leonzio. In breve tempo fu costruito un ponte di legno lungo 16 metri e largo 5 e il 19 gennaio 1958 si tenne la cerimonia di consegna di questo insolito dono all’alunna di Nibbiaia. All’evento erano presenti il sindaco di Rosignano con la fascia tricolore, il provveditore agli studi della provincia di Livorno, alcuni dirigenti della Columbia, numerosi giornalisti dei quotidiani nazionali e quasi tutti gli abitanti di Nibbiaia. Ancora oggi Marisa ricorda che mentre attraversava il ponte molti di loro piangevano e lei, a quel tempo, non riuscì a capire perché. «Solo qualche anno dopo – dice – ho capito il significato di quelle lacrime».

Oggi Marisa fa la nonna e racconta la sua storia come monito ai giovani perché comprendano l’importanza della scuola e sappiano lottare come ha fatto lei per sostenerla e per salvaguardare il diritto all’istruzione.

Buon inizio di anno scolastico a tutti.

Chiara Finotti

Editoriale della rivista cartacea RESPIRO

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