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Si muore di tumore ‘soprattutto dove l’inquinamento ambientale è più elevato, anche se si tratta di zone in cui le abitudini di vita sono in genere più sane. Lo prova una nuova ricerca scientifica che ha voluto approfondire appunto quanto tra i principali elementi in grado di indurre la proliferazione tumorale ci sia l’inquinamento ambientale.

Hanno indagato su questo studiosi dell’Università di Bologna, dell’Università di Bari e del Cnr usando nuovi e sofisticati metodi di intelligenza artificiale per sviscerare i legami tra mortalità per cancro, fattori socioeconomici e fonti di inquinamento ambientale in Italia, a scala regionale e provinciale.

I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science of the Total Environment, per la parte analitica, mentre su Nature Scientific Data sarà pubblicato l’intero dataset decennale con i tassi di mortalità tumorale per tutti i comuni italiani.

‘dalla nostra analisi è emerso che, contrariamente a quanto creduto finora, la mortalità per cancro tra i cittadini italiani non ha una distribuzione né casuale né spazialmente ben definita’, spiega Roberto Cazzolla Gatti, professore al Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna e primo autore dello studio. ‘La mortalità per tumore supera, invece, la media nazionale soprattutto dove l’inquinamento ambientale è più elevato‘. E l’impatto dell’inquinamento nel portare a morti per tumori non viene ‘mitigato’ dal fatto di vivere ‘in zone in cui le abitudini di vita sono in genere più sane’, aggiunge Cazzola Gatti.

Gli studiosi hanno preso in considerazione 35 fonti ambientali di inquinamento (ad esempio industrie, pesticidi, inceneritori, traffico automobilistico), rilevando che tra queste la qualità dell’aria è al primo posto per importanza per quanto riguarda l’associazione col tasso medio di mortalità per cancro.

La provincia con tasso di mortalità da tumore più alta nel decennio 2009-2018 è Lodi, seguita da Napoli, Bergamo, Pavia, Sondrio e Cremona. La prima provincia del Centro Italia è Viterbo (11esima posizione), seguita da Roma (18esima), mentre al sud, oltre alla provincia di Napoli al secondo posto, solo quella di Caserta (ottava) rientra nelle prime 10 per mortalità da tumore.

“Questi risultati non mettono in discussione, ovviamente, il fatto che uno stile di vita più sano aiuta a ridurre il rischio di cancro, così come non contestano gli sforzi per arrivare a comprendere le basi genetiche che possono favorire l’insorgere dei tumori”, aggiunge Cazzolla Gatti. “I nostri risultati, però, ci danno buone ragioni per credere che vivere in un’area altamente inquinata può annullare i benefici che si ottengono con uno stile di vita sano e indurre lo sviluppo di tumori con una frequenza maggiore”.

I dati mostrano buone, anche se preliminari, evidenze che un migliore stile di vita e una maggiore attenzione alle problematiche socio-economiche e sanitarie possono ridurre solo in parte il rischio di morire di cancro, se la qualità dell’ambiente viene sottovalutata’, spiega Cazzolla Gatti. ‘Questo potrebbe spiegare il motivo per cui abbiamo osservato che le persone che vivono nelle regioni del Nord Italia (in particolare quelle situate nella Pianura Padana, tra la Lombardia e il Veneto, aree fortemente industrializzate), esposte a livelli di inquinamento ambientale molto elevati, mostrano un eccesso di mortalità per cancro significativo rispetto a chi vive nelle regioni centro-meridionali (ad eccezione di alcune località anch’esse molto inquinate, come la Terra dei Fuochi in Campania), anche se godono di una migliore salute, hanno reddito più elevato, consumano più alimenti di origine vegetale rispetto a quelli di origine animale, e hanno accesso più facile all’assistenza sanitaria’.

Lo studio è stato pubblicato in open access sulla rivista Science of the Total Environment con il titolo “The spatial association between envirnonmental pollution and long-term cancer mortality in Italy”, mentre l’intero dataset sarà sulla rivista Nature Scientific Data. Gli autori sono Roberto Cazzolla Gatti (Università di Bologna), Arianna Di Paola (Cnr, Istituto per la BioEconomia), Alfonso Monaco (Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”), Alena Velichevskaya (Tomsk State University, Russia), Nicola Amoroso (Infn, Sezione di Bari), Roberto Bellotti (Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”).

Fonte: www.dire.it 

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