Ulteriori conferme sugli effetti benefici della dieta mediterranea sono arrivate dal recente congresso annuale dell’American Thoracic Society, che si è svolto a San Diego. Uno studio ha innanzitutto confermato la correlazione tra inquinamento, infiammazione e stress ossidativo.
In particolare le polveri sottili, denominate PM10 perché hanno un diametro inferiore ai 10 micron, raggiungono le vie aeree periferiche e gli alveoli, riescono a entrare nel circolo sanguigno e raggiungono così anche l’apparato cardiocircolatorio. Gli inquinanti sono pertanto responsabili di malattie respiratorie, come asma e bronchite cronica ostruttiva, ma anche di infarto del miocardio e scompenso cardiaco. Il meccanismo più evidente è quello di aumentare l’infiammazione a livello sistemico.
Ricercatori americani hanno ora confermato precedenti osservazioni, secondo cui la dieta mediterranea è in grado di limitare gli effetti dannosi dell’infiammazione. Il dato è particolarmente consistente perché si tratta di una osservazione condotta su circa 540.000 persone, che sono state valutate per circa 17 anni.
Con il termine dieta mediterranea si intende un modello nutrizionale ispirato allatipica alimentazione della popolazione italiana e greca.
Le caratteristiche della dieta mediterranea sono: abbondanti alimenti di origine vegetale (frutta, verdura, ortaggi, pane e cereali, soprattutto integrali, patate, fagioli e altri legumi, noci, semi, freschi, al naturale, di stagione, di origine locale); frutta fresca come dessert giornaliero, dolci contenenti zuccheri raffinati o miele poche volte la settimana; olio di oliva come principale fonte di grassi; latticini (principalmente formaggi e yogurt) consumati giornalmente in modesta-moderata quantità; pesce e pollame consumato in quantità abbastanza bassa; da zero a quattro uova la settimana; carni rosse in minime quantità e vino consumato in quantità modesta- moderata, generalmente durante il pasto.
Questa dieta ha un contenuto basso in grassi saturi (inferiore al 7-8%), ed un contenuto totale di grassi da meno del 25 a meno del 35% a seconda delle zone. Inoltre, originariamente era associata a regolare attività fisica lavorativa, ad esempio nei campi o in casa.
Il contenuto calorico della dieta mediterranea nelle indagini di popolazione non ha mai superato le 2500 Kcal per l’uomo e le 2000 Kcal per la donna, comunque l’introito calorico non andava oltre il consumo metabolico con l’attività fisica. In sostanza si trattava della dieta di una popolazione rurale, povera e frugale.
Come dieta mediterranea di riferimento nel Seven Country Study, uno studio fondamentale che per la prima volta ne ha dimostrato gli effetti benefici, è stata considerata quella di Nicotera, paese della Calabria.
Ancel Keys, epidemiologo americano, e Antonio del Vecchio, fisiologo dell’Università di Napoli di origini calabresi, seguirono i primi studi nella popolazione di quel piccolo paese, estendendolo poi a Grecia e Spagna. I vari componenti della dieta, espressi come percentuali dell’apporto calorico totale (in rilievi della durata di sette giorni in differenti stagioni del 1960) sono:
▶ cereali 50-59%
▶ olio di oliva extravergine 13-17%
▶ vegetali 2,2-3,6%
▶ patate 2,3-3,6%
▶ legumi 3-6%
▶ frutta 2,6-3,6%
▶ pesce 1,6-2%
▶ vino rosso 1-6%
▶ carne 2,6-5%
▶ latticini 2-4%
▶ uova e grassi animali in bassa percentuale.
Alcuni principi della dieta mediterranea rappresentano tuttora la miglior difesa contro malattie come aterosclerosi,ipertensione, infarto del miocardio e ictus.
La novità della ricerca presentata a San Diego consiste nell’effetto sugli inquinanti: il consumo su base regolare di frutta, vegetali, olio di oliva, pesce e legumi, invece di carne
rossa e alimenti processati, riduce l’infiammazione causata dalle polveri sottili. Maggiore è l’aderenza alla dieta, hanno sottolineato gli autori, maggiori sono risultati i benefici.
Il professor George Thurston, Direttore del Dipartimento di Medicina Ambientale della New York University, ha affermato che lo studio ha confermato l’ipotesi che le polveri sottili hanno effetti negativi sulla salute causando stress ossidativo e infiammazione, mentre l’ozono ha effetti cardiaci tramite diversi meccanismi.
Lo studio è molto consistente perché considera un ampio numero di persone in un periodo di tempo molto lungo.
Le 548.699 persone risiedevano in Stati americani diversi per clima ed esposizione ad inquinamento (California, Nord Carolina, New Jersey, Florida, Louisiana, Pennsylvania). Ogni partecipante veniva controllato anche sulla qualità della dieta, usando il Mediterranean Diet Index (aMED), una misura obiettiva con 9 punti di scala per misurare la conformità alla dieta mediterranea.
I risultati più importanti sono stati i seguenti:
▶ i decessi per malattie cardiovascolari aumentano del 17% per ogni 10 microgrammi per metro cubo (μg/m3) di aumento delle polveri sottili PM5 in coloro che non sono aderenti alla dieta, confrontato con il 5% tra coloro che sono più aderenti;
▶ i decessi per attacco cardiaco aumentano del 20% per ogni 10 microgrammi per metro cubo (μg/m3) di aumento delle polveri sottili PM5 in coloro che non sono aderenti alla dieta, confrontato con il 5% tra coloro che sono più aderenti.
Il professor Thurston ha affermato che lo studio ha dimostrato l’importanza di due cose: l’impatto negativo dell’inquinamento sulla salute, ma anche la necessità di educare le persone per minimizzarne gli effetti.
“Non possiamo solo difenderci”, ha concluso Thurston, “con la dieta mediterranea possiamo ridurre l’impatto negativo delle polveri sottili sul nostro apparato respiratorio e su quello cardio-vascolare, ma dobbiamo anche reclamare una riduzione dei livelli di inquinamento, in particolare nelle grandi città”.
Claudio Micheletto
UOC Pneumologia, Ospedale di Legnago (VR)