Il titolo è suggestivo: “The Malaria Dividend”. Il debutto, prestigioso, in occasione del recente vertice dei leader del G7 (il 13-15 giugno scorso in Puglia). Il contenuto, incentivante, visto che nello studio si illustra come il raggiungimento dell’obiettivo di ridurre la malaria del 90% entro il 2030 incrementerebbe il PIL dei Paesi endemici di 142,7 miliardi di dollari dal 2023 al 2030, di cui 126,9 miliardi in Africa. E non soltanto.
Ma andiamo con ordine: lo studio, voluto dall’organizzazione Malaria NO More UK, e realizzato da Oxford Economics Africa in collaborazione con il Global Fund, dimostra anche che a obiettivo raggiunto si creerebbero altri 31 miliardi di dollari di esportazioni verso alcuni Paesi, con un profitto di 3,9 miliardi di dollari per i Paesi del G7 (con USA e Gran Bretagna in pole position, rispettivamente a 1,5 miliardi e 450 milioni di dollari) e un impulso al commercio internazionale stimato in 80,7 miliardi di dollari. L’Italia (considerata a sé stante in quanto Presidente in carica del G7), entro il 2030 intascherebbe - dalla crescita delle esportazioni verso l’Africa - la bella cifra di 282,5 milioni di dollari: meno dei Paesi anglosassoni, ma di certo un gruzzolo di tutto rispetto.
La malaria uccide ancora
Che la malaria sia un problema serissimo per il continente africano e per il pianeta in generale è fuor di dubbio: la malattia uccide, a dispetto dei passi avanti nelle terapie e del recentissimo affacciarsi dei vaccini, 600.000 persone l’anno su 249 milioni di casi dichiarati (dati OMS 2022, nel 2019 erano 233 milioni), e il 75% delle vittime sono bambini sotto ai 5 anni di età. I Paesi più endemici? La Nigeria, il Congo (Rdc), l’Uganda, il Mozambico, l’Angola, il Burkina Faso, il Mali, la Tanzania, il Niger e la Costa d’Avorio, con i primi cinque Stati dell’elenco che da soli superano il 52% delle vittime mondiali annue.
Al momento la lotta alla malattia è gestita in primis dal Fondo Globale per la Lotta all’Aids, alla Tubercolosi e alla Malaria (che finanzia il 65% dei programmi internazionali sul tema) e dall’Alleanza vaccinale GAVI, quest’ultima da rifinanziare ad opera dei governi dei Paesi membri tra quest’anno e il 2025.
Anche per quanto riguarda i vaccini, il report parla chiaro: “Nel 2024 non uno, ma ben due vaccini contro la malaria sono comparsi in 20 Paesi dell'Africa sub-sahariana. Il successo dell'introduzione dei vaccini contro la malaria potrebbe farci fare un passo un passo avanti verso il 2030 - si legge nello studio - Tuttavia, per riuscirci, è necessario che il loro lancio avvenga in stretto coordinamento con altre misure di controllo della malaria, per massimizzare il loro impatto e salvare il maggior numero possibile di vite. Questo obiettivo può essere raggiunto solo se due multilaterali per la salute, il Fondo Globale per la lotta all'AIDS, tubercolosi e la malaria (Fondo globale) e GAVI, l'Alleanza per i vaccini saranno completamente finanziati entro la fine del 2025, in modo da sostenere il controllo e l'eliminazione della malaria entro il 2030. I prossimi 18 mesi offrono un'opportunità di riallineare gli sforzi per raggiungere l'obiettivo globale della malaria entro il 2030”.
Poi, si va al cuore del documento: “I vantaggi economici dell'eliminazione della malaria vanno ben oltre le regioni malariche, offrendo opportunità tangibili per il commercio e gli investimenti ai Paesi del G7 e ad altre nazioni che sostengono i progressi della salute globale attraverso i loro finanziamenti - scrive il report - L'analisi dell'OEA mostra che oltre ad aumentare il PIL dei Paesi malarici, il commercio internazionale riceverebbe un notevole impulso, con un aumento stimato di 80,7 miliardi di dollari tra il 2023 e il 2030. Più di un terzo (39,3%) di questo aumento del commercio sarebbe legato all'aumento delle esportazioni dai Paesi africani grazie all'aumento della domanda economica”.
In conclusione, “Se ci rimettiamo in carreggiata per raggiungere l'obiettivo del 2030 – tira le somme il report - abbiamo l'opportunità non solo di salvare vite umane, ma anche di incrementare la produzione economica a vantaggio di tutti…Nell'immediato, nei prossimi 18 mesi, è necessario finanziare adeguatamente sia il Fondo Globale e GAVI in occasione delle prossime ricostituzioni. Questo deve essere fatto in tandem e in stretto coordinamento”.
E chi ha orecchie (e tasche) per intendere, intenda.
Alessandra Rozzi
Redazione Respiro.News