Sì, viaggiare. Evitando (possibilmente) le buche più dure. Parafrasando in modo assai libero Lucio Battisti, viaggi e benessere psico-fisico, nell’immaginario umano, sono da sempre strettamente collegati. E quale momento migliore di questo per occuparci del significato più profondo del viaggiare dal punto di vista psicologico?
Fior di psicologi si sono infatti occupati (e si occupano) del “viaggiare” dal punto di vista psichico, delle motivazioni che stanno alla base del partire, dei parametri che ci fanno scegliere un viaggio invece di un altro, di quali categorie di persone prediligano la vacanza “comoda” e quali l’avventura senza confini né prenotazioni, e persino di come trasformare ogni viaggio in un’occasione di crescita personale e di presa di coscienza sul significato della vita. Mai come ora, in ogni caso, viaggiare è nei pensieri e nei cuori delle persone: caldo, ferie, stanchezze accumulate e voglia di evasione sono tutti fattori potenti, che spingono chi può a cercare di evadere dalla solita routine – in genere non troppo umana – cui la famosa “vita moderna” ci sottopone.
E se il viaggio non s’intende solo come trasferimento in un luogo diverso dal solito, con immediato instaurarsi di una nuova e differente routine (“stessa spiaggia stesso mare” è giustificabile, forse, solo per chi ha bambini in età prescolare o per chi ha già varcato la soglia degli 80) è indubbio che si traduca in un’esperienza con notevoli implicazioni psicologiche, in grado di influenzare il benessere mentale, emotivo e fisico di ciascuno. Perché? Semplice: perché misurarsi col nuovo è per sua natura stimolante, e le nuove prospettive che il viaggio sa aprire incoraggiano la creatività, l’apertura mentale, l’adattamento a nuovi equilibri, la resilienza, il superamento dei pregiudizi personali e una manciata di altri stati d’animo positive, offrendo punti di vista diversi dal consueto e favorendo – ebbene sì - la tanto sbandierata crescita personale.
Anche senza arrivare a soffrire della sindrome di wanderlust, insomma (cioè del bisogno di spostarsi continuamente, e di vivere con la valigia perennemente fatta e un biglietto sempre in tasca per destinazioni a caso), cambiare scenario di riferimento ha, per tutti, un impatto che - a parte situazioni patologiche - è positivo sul fronte dell’umore e della salute mentale. C’entra, naturalmente, anche la chimica, visto che cambiare ambiente stimola la secrezione di dopamina, già dal nome evocatrice di piacere, benessere, performance migliorate, riduzione dello stress e umore allegro.
Viaggiare, certo, comporta anche il faccia a faccia con i propri timori, l’accettare qualche sfida imprevista, l’essere pronti a cambiare strategia a fronte di un imprevisto, l’accantonare forzosamente le fin troppo diffuse sindromi da ipercontrollo. Tanto che alcuni psicologi considerano addirittura il viaggiare una sorta di percorso terapeutico – e nel mondo anglosassone è stato addirittura coniato il termine “travel therapy” per l’inevitabile guadagno in termini di autostima che un viaggio (riuscito) può comportare. Sempre che non prendano il sopravvento sentimenti d’inadeguatezza, solitudine, nostalgia o ricerca ossessiva del “come a casa”, che finiscono per vanificare ogni possibile aspetto positivo dello spostamento.
Tra l’altro, a conferma di quanto sopra, la travel tech company SiVola e il servizio di psicologia online Unobravo hanno recentemente deciso di unire le forze, indagando gli effetti benefici del viaggiare e mettendo nero su bianco i motivi per cui conviene attivarsi subito e partire. “Crediamo fermamente nel potere trasformativo del viaggio - commenta Valeria Fiorenza Perris, Psicoterapeuta e Clinical Director di Unobravo - Viaggiare non solo ci consente di arricchire il nostro bagaglio personale e di ampliare i nostri orizzonti attraverso l'incontro con nuovi luoghi e culture, ma è anche un mezzo privilegiato per scoprire noi stessi in modi più profondi e significativi. È un'occasione unica per riflettere profondamente su chi siamo, cosa desideriamo, quali sono i nostri obiettivi e cosa ci rende davvero felici. Questo processo di auto-esplorazione è essenziale per poter acquisire una maggiore comprensione di noi stessi e crescere come individui”.
E la Perris, insieme al team di SiVola, ha riassunto i 5 motivi concreti per cui prenotare un volo e partire subito per una destinazione lontana - o vicina - può essere una buona idea per riscoprire se stessi. Eccoli:
1) Allontanarsi dalla “comfort zone”
2) Procurarsi un boost di fiducia in sé stessi e autostima
3) (Ri)scoprire le proprie abilità sociali
4) Ricaricarsi di energie psicofisiche
5) Portare a casa un bagaglio di ricordi indimenticabili
Come non essere d’accordo? Impossibile. Perché ogni viaggio è un’esperienza di vita, e se è vero che viaggiare inizia nel momento in cui cominciamo a sognare una destinazione, è altrettanto vero che il viaggio continua – interiormente – per molto tempo dopo il ritorno a casa, e può avviare nella psiche e nella vita del viaggiatore processi di trasformazione profondi e duraturi.
Alessandra Rozzi
Redazione Respiro.News