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È questo il pensiero alla base di un esperimento ideato dalla rivista inglese New Scientist, che ispirandosi a “Veganuary”, la campagna nata nel 2014 per stimolare le persone a seguire una dieta 100% vegetale unicamente nel mese di gennaio, si è chiesta: ha senso, per la salute e per l’ambiente, essere vegani part-time?
 
Per rispondere, il giornale ha invitato 19 membri della sua redazione (13 onnivori, 3 pescetariani e 3 vegetariani) a seguire una dieta priva di alimenti animali per una settimana. Esclusi dalla tavola non solo carne e pesce, ma anche uova, latticini, miele. I partecipanti hanno annotato i pasti per due settimane (i primi sette giorni seguivano la loro dieta, i successivi quella vegana) e i dati raccolti sono stati analizzati da un équipe di esperti dell’università di Oxford.
Il primo effetto esaminato è stato quello sulla salute: l’abbandono dei cibi di origine animale ha diminuito l’apporto calorico giornaliero, il consumo di grassi, in particolare saturi, e di proteine. Dall’altra parte, è aumentata l’assunzione di carboidrati e di fibre, con un leggero calo dei livelli di calcio. «Anche le antiche religioni, come l’ebraismo e il cristianesimo, e la Cattolica, quando obbligava ad astenersi dal consumo di carne il venerdì e durante il periodo della Quaresima, spingevano per un periodo di “purificazione” – commenta Anna Maria Castellazzi, specialista in Scienze dell’Alimentazione all’Università degli Studi di Pavia – Senza dubbio questa abitudine può avere degli effetti positivi sulla salute senza intaccare i livelli dei micronutrienti e di importanti vitamine, come quelle del gruppo B e soprattutto la B12. Conseguenza che invece può comportare una dieta strettamente vegana».

Dimenticare per sette giorni carne, pesce, uova e latticini avrebbe esiti positivi anche sull’ambiente: secondo i dati, nella settimana vegana le emissioni di gas serra associate alle scelte alimentari dei partecipanti sono diminuite di oltre la metà. Peccato per il campione ristretto. «Le evidenze scientifiche si basano su dei numeri – ricorda Anna Maria Castellazzi – e quello che succede a 19 persone per una settimana di “trattamento” non ha alcun valore scientifico, né può avere una valenza sullo stato di salute a breve e lungo termine».
 
Se alcune buone abitudini (più fibre, meno carne rossa e lavorata) persistono dopo il ritorno al regime alimentare originale, vestire panni vegani per periodi limitati può essere utile. Tuttavia, conclude l’esperta, «la regola madre è sempre la moderazione, quindi una dieta varia che comprenda tutti gli alimenti, ben distribuiti nell'arco della settimana. E la vera soluzione per il contenimento dei gas serra è piantare più alberi, piuttosto che spingere per un'alimentazione che resta comunque sbilanciata».

Fonte: Repubblica.it

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