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La spesa farmaceutica continua a crescere raggiungendo, per il 2017, i 29,8 miliardi di euro di cui il 75% rimborsato dal SSN. Rispetto al 2016 si registra un aumento dell’1,2%. Sono aumentate le spese per i prodotti di automedicazione e la spesa ospedaliera. In media, per ogni cittadino italiano, la spesa ammonta a circa 492 euro.

Sono i dati del Rapporto Osmed 2017 “L’uso dei farmaci in Italia” presentato nei giorni scorsi presso l’Agenzia italiana del farmaco (AIFA).

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I farmaci neoplastici e gli immunomodulatori si confermano la prima categoria in termini di spesa farmaceutica pubblica (5.064 milioni di euro), seguiti dai farmaci dell’apparato cardiovascolare (3.548 milioni di euro). In termini di consumo, a primeggiare sono i farmaci dell’apparato cardiovascolare che si confermano al primo posto con 484,2 DDD/1000 ab die. Seguono i farmaci dell’apparato gastrointestinale e metabolismo (183,0 DDD/1000 ab die) e i farmaci del sangue e organi emopoietici (125,4 DDD/1000 ab die). Le statine, tra i farmaci per il sistema cardiovascolare, gli inibitori di pompa, tra quelli dell’apparato gastrointestinale e metabolismo, e gli altri antiepilettici, tra quelli del sistema nervoso centrale, sono le categorie a maggior impatto sulla spesa convenzionata.

Per quanto riguarda i farmaci dell’apparato respiratorio, questi rappresentano la settima categoria terapeutica a maggior spesa pubblica per il 2017, pari a 1.115 milioni di euro (18,40 euro pro capite).

Il posizionamento complessivo di questa categoria è prevalentemente giustificato dalla spesa derivante dall’assistenza farmaceutica convenzionata (16,36 euro pro capite), mentre il contributo derivante dall’acquisto da parte delle strutture sanitarie pubbliche è di minore entità (2,04 euro pro capite).

L’analisi del profilo di farmaco-utilizzazione per fascia d’età e genere conferma l’incremento dell’uso dei farmaci dell’apparato respiratorio nelle fasce d’età estreme; infatti, le più alte prevalenze si riscontrano nei bambini al di sotto dei 5 anni e negli individui con età superiore ai 74 anni, in questi ultimi la maggiore prevalenza d’uso è imputabile al trattamento della broncopneumopatia cronica ostruttiva. Non vi sono differenze rilevanti tra i due generi, anche se la prevalenza risulta lievemente superiore nelle donne, ad eccezione che nei soggetti con età superiore ai 64 anni dove risulta più elevata nel genere maschile.

Parallelamente, anche la spesa pro capite sostenuta dal SSN varia con l’età dei pazienti, fino a raggiungere il valore massimo medio di 52,0 euro pro capite nella fascia di età superiore ai 75 anni con un diverso contributo da parte dei due sessi (70,7 euro pro capite nel genere maschile e 39,9 euro pro capite nel genere femminile).

Nell’ambito dell’assistenza convenzionata, la spesa registra un calo del -2,0% rispetto al 2016, a fronte di una riduzione dei consumi (-2,6%), di una sostanziale stabilità dei prezzi (-0,6%) ed uno spostamento verso quantità più costose (effetto mix: +1,2%).

Scendendo nel dettaglio delle categorie terapeutiche al IV livello ATC, la classe degli adrenergici ed altri antiasmatici è quella con il valore più elevato sia in termini di spesa (7,76 euro pro capite) che di consumo (11,5 DDD/1000 abitanti die). Le duplici associazioni fisse (corticosteroide/beta-agonisti a lunga durata d’azione) quali, ad esempio, salmeterolo/fluticasone, formoterolo/fluticasone da sole rappresentano il 44,8% della spesa per questa categoria terapeutica.

Per quanto riguarda i primi 30 principi attivi a maggiore impatto sulla spesa farmaceutica convenzionata, troviamo al nono posto l’associazione fissa salmeterolo/fluticasone, seguita da beclometasone/formoterelo (dodicesimo posto), fluticasone/vilanterolo (ventiduesima posizione) ed infine tiotropio al ventitreesimo posto.

Le associazioni fisse salmeterolo/fluticasone, beclometasone/formoterelo sono presenti anche tra i 30 principi attivi a maggiore variazione di spesa convenzionata rispetto all’anno precedente collocandosi rispettivamente al secondo (+30,8%) e diciassettesimo (+6,8%) posto. In tale lista si posiziona al ventiquattresimo posto anche l’aclidinio con un +4,7% rispetto al 2016. Sul versante delle strutture sanitarie pubbliche, è stato registrato un incremento significativo della spesa (+30,2%), associato ad una lieve riduzione dei consumi (-0,5%) rispetto all’anno 2016. Le molecole che da sole contribuiscono al 68% della spesa sono l’omalizumab (29,4%) e l’ivacaftor (23,4%), specifico per il trattamento di pazienti affetti da fibrosi cistica, da solo o in associazione con il lumafactor (38,6%).

Ufficio Stampa AIPO

 

 

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