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Donna, in media di 45 anni, con un livello di scolarità superiore, sposata, con almeno 1 figlio, lavoratrice.

Questo l'identikit del paziente con emicrania scattato in occasione della presentazione, in Senato, dei primi dati del Registro Italiano dell'Emicrania I-GRAINE. Chi ne soffre, inoltre, ha una storia di malattia molto lunga, di circa 27 anni, e ogni 3 giorni (in media 9.6 giorni al mese) ha emicrania con intensità e disabilità molto elevate.

    Il registro italiano nasce per colmare un vuoto: la mancanza di numeri, quando invece servirebbe produrre dei big-data. E' un progetto promosso dall'Irccs San Raffaele, definito dagli esperti unico al mondo. Allo studio partecipano 38 centri. Dai dati preliminari, dei primi 13 centri e circa 300 pazienti, emerge che solo il 38,1% aveva già consultato un centro cefalee e 1 paziente su 9 (11,2%) ha avuto in media quasi 2 accessi (1,7) al Pronto Soccorso nell'anno. Le visite specialistiche, che hanno riguardato il 66,7% dei pazienti negli ultimi 3 anni, sono state nella stragrande maggioranza (70% dei casi) per scelta autonoma e in quasi 7 casi su 10 (64,9%) lo specialista consultato non è corretto. Per il 52% sono a carico dell'Ssn.

    Negli ultimi 3 anni, il 77.4% dei pazienti ha infine eseguito almeno 1 accertamento diagnostico strumentale (nella maggior parte ripetizione di TC o RM encefalo). Nel 25% dei casi sono inopportuni perché non diagnostici e nell'81,7% dei casi sono a carico dell' Ssn. "I dati sino ad ora raccolti dallo studio cominciato nel secondo semestre del 2021 - rileva il professor Piero Barbanti, responsabile scientifico Centro Cefalee e Dolore Neuropatico del San Raffaele - confermano le enormi lacune nella diagnosi e terapia e l'imponente spreco di risorse ma identificano anche strategie di azione per rendere curabile e sostenibile questa malattia neurologica. La riduzione degli sprechi di denaro per esami inutili, può consentire di allocare risorse per i modernissimi farmaci per l'emicrania".

Fonte: Ansa Salute

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