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Partita la campagna Ora pOSSO, la campagna di sensibilizzazione delle donne con tumore al seno sulla fragilità ossea indotta dalle terapie ormonali adiuvanti e sul conseguente aumento del rischio di fratture da fragilità. La terza edizione dell’iniziativa, promossa da Amgen, Europa Donna Italia e F.I.R.M.O. rafforza il suo network grazie alla collaborazione con SIOMMMS, e al patrocinio di CONI, SIE, Fondazione AIOM e W4O.

La campagna Ora pOSSO si arricchisce di iniziative studiate sulla base delle esigenze espresse dalle pazienti. La pagina Facebook @EuropaDonnaItalia ospiterà un programma per supportare le pazienti ad affrontare in modo pragmatico ed efficace il colloquio con l’oncologo. Sarà disponibile un calendario mensile di dirette per approfondire con gli specialisti tematiche legate alla fragilità ossea e al suo impatto sulla qualità della vita. Sarà dato spazio all’esercizio fisico, con il nuovo programma Training Ora pOSSO, realizzato da Progress Lab: un percorso di attività motoria con trainers specializzati nell’esercizio fisico specifico per le donne con tumore al seno e dedicato alla community Ora pOSSO. Tutti i nuovi contenuti saranno disponibili sul sito ufficiale della campagna ossafragili.it/oraposso.

Per vincere la partita contro il tumore è scesa in campo anche Francesca Schiavone che ci spiega quanto sia importante affrontare la malattia con determinazione senza cedere il passo all’ansia.

“Quando scopri di avere un tumore, si scatena una lotta dentro di te: da una parte hai la tentazione di lasciarti andare, dall’altra sai che l’unica possibilità è reagire” - racconta Francesca Schiavone, oggi ambasciatrice dell’iniziativa per avere affrontato un tumore - “Lo sport mi ha insegnato a concentrarmi sulla soluzione anziché sul problema: da paziente, significa impegnarsi a individuare tutte le risorse a disposizione, per non subire la situazione e conservare una buona qualità di vita. Ecco perché sostengo Ora pOSSO e tutte le donne con tumore al seno per invitarle ad affrontare con determinazione i problemi che riguardano la loro salute, inclusa la fragilità ossea”.

Nonostante il tumore al seno sia il più diffuso tra la popolazione femminile (il 30% di tutti i casi di tumore), grazie alla diagnosi precoce e l’efficacia delle terapie è il tumore con il maggior numero di pazienti ancora in vita a 5 anni dalla diagnosi. (1)

“Secondo il rapporto “I numeri del cancro in Italia 2020”, si tratta di oltre 834 mila donne, con una sopravvivenza dell’87% a cinque anni” - rende noto Stefania Gori, Presidente della Fondazione AIOM - Associazione Italiana Oncologia Medica, Direttore del Dipartimento Oncologico IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, Negrar di Valpolicella (Verona) - “Nel 70-75% dei casi ci si trova di fronte a un tumore positivo per i recettori dell’estrogeno e/o del progesterone che necessita di una terapia ormonale adiuvante. Nonostante siano farmaci efficaci e salvavita, hanno come effetto collaterale l’alterazione del tessuto osseo. Occorre, quindi, impostare in parallelo un’adeguata terapia a difesa delle ossa”.

Le pazienti in trattamento per un tumore al seno sono impegnate su più fronti: la neoplasia, gli effetti collaterali delle cure salvavita, i contraccolpi emotivi. Il dialogo è il primo passo per aiutare le donne a prendere coscienza di cosa significa la malattia, di come affrontarla ed anche di come sia possibile intervenire efficacemente sulla fragilità ossea, che si può prevenire e curare.

“L’approccio olistico dell’oncologo verso la persona con malattia è determinante”. - sottolinea Rossana Berardi, Vice Presidente W4O -Women for Oncology- Ordinario di Oncologia Università Politecnica delle Marche, Direttrice Clinica Oncologica Ospedali Riuniti di Ancona- “Le terapie e i controlli hanno le loro periodicità, ma tra una visita e l’altra la paziente può avere dubbi e timori. Nel dialogo con la paziente bisogna essere chiari e nello stesso tempo rassicuranti, sottolineando che gli effetti collaterali, come appunto la fragilità ossea, possono essere affrontati e prevenuti”.

La fragilità dello scheletro e l’innalzamento del rischio di fratture è causato da un iper-riassorbimento osseo causatodalla terapia ormonale adiuvante. Contro questo tipo di fragilità le corrette abitudini da sole purtroppo non bastano: serve anche una terapia farmacologia mirata.

“Le donne in terapia ormonale adiuvante possono andare incontro a una frattura anche in presenza di valori di densità minerale ossea non alterati. Le cure per ridurre il riassorbimento osseo possono arrivare a dimezzare i rischio”. - spiega Maria Luisa Brandi, Presidente F.I.R.M.O. Onlus-Fondazione Italiana Ricerca sulle Malattie dell’Osso, specialista in Endocrinologia - “Possono essere prescritti farmaci anti-riassorbitivi di sintesi chimica da assumere per via orale, settimanalmente o mensilmente, e altri biologici. È importante anche ricordare che una regolare attività fisica contribuisce a rendere l’osso qualitativamente migliore, oltre a migliorare la coordinazione e l’equilibrio, riducendo così il rischio di cadute”.

Le donne già in menopausa sommano il rischio di fragilità ossea indotta dai farmaci a quello di una possibile preesistente osteoporosi. Ma quelle che si ammalano in età fertile hanno un maggior rischio di fratture, perché più alto è il livello degli estrogeni presenti nell’organismo, maggiore è l’impatto delle terapie ormonali adiuvanti.

“È acclarato che la fragilità ossea non è determinata solo da fattori quantitativi, ma soprattutto qualitativi a partire da una alterazione della architettura del tessuto osseo”. – conclude Francesco Bertoldo, Professore di Medicina interna, Università di Verona, delegato SIOMMMS, specialista in Endocrinologia e Medicina interna – “A prescindere dall’età della paziente e dalla massa ossea rilevata mediante la Densitometria ossea (o MOC, Mineralometria Ossea Computerizzata), tutte le donne con tumore al seno in terapia ormonale adiuvante necessitano di una terapia preventiva”.

Troppe pazienti con tumore al seno non sono però ancora adeguatamente informate sulla correlazione tra terapieormonali adiuvanti e rischio di fragilità ossea e devono quindi essere rese più consapevoli del problema e delle sue possibili soluzioni.

“Secondo un’indagine campione condotta nel 2019, il 62% delle donne in terapia ormonale adiuvante per un tumore al seno dichiarava di non aver ricevuto adeguate informazioni sul problema della fragilità ossea indotta dalle cure e tra queste una su tre ammetteva di aver smesso di assumere i farmaci prescritti proprio per quel motivo”. - afferma Rosanna D’Antona Presidente di Europa Donna Italia - “Per questo l’obiettivo di Ora pOSSO è moltiplicare ogni anno i canali per sensibilizzare e informare le donne. Il sito dedicato ossafragili.it/oraposso e tutte le iniziative promosse sulla pagina Facebook di Europa Donna Italia hanno poi un valore aggiunto in questo periodo, in cui l’emergenza Covid-19 rende complicato il rapporto con il medico”.

La campagna “Ora pOSSO, le donne con tumore al seno contro la fragilità ossea” è nata dall’ascolto diretto delle pazienti, in particolare dalle molte che condividono su gruppi Facebook le loro esperienze, esigenze e suggerimenti. Grazie anche ai vissuti e alle opinioni delle pazienti dei gruppi “Cancro al seno insieme possiamo sconfiggerlo”, “Le Toste, rinascita dopo il cancro al seno”, “Tumore al seno”, “Tumore al seno, Wonder Women”, è stato possibile disegnare una campagna comprensiva delle reali esigenze di chi, già trovandosi a dover lottare contro un tumore, vuole proteggere la salute delle proprie ossa.

“In questi anni abbiamo messo le robuste competenze ed esperienze maturate da Amgen nell’area della fragilità ossea a disposizione delle pazienti italiane con tumore al seno, mantenendo con loro un dialogo aperto e ascoltando la loro voce anche sui social media”. - commenta Maria Luce Vegna, Direttore Medico di Amgen Italia - “Edizione dopo edizione, con Ora pOSSO abbiamo costruito una rete solida e che oggi si amplia con nuovi e autorevoli partner e sostenitori. Grazie anche al loro sostegno continueremo ad offrire alle pazienti programmi qualificati, affinché siano più consapevoli e in grado di chiedere allo specialista tutte le informazioni utili a prevenire la fragilità ossea indotta da terapia di blocco ormonale”.

Fonte: Ufficio Stampa AMGEN

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