Di fronte a una diagnosi di tumore al seno avanzato le donne hanno bisogno di trovare nuovi equilibri attribuendo significati diversi alle principali sfere della vita – quali amore, amicizia, famiglia e lavoro - e soprattutto al tempo che le scandisce. Da questo assunto nasce ‘È tempo di vita’, la campagna di informazione e sensibilizzazione di Novartis che dà voce alle donne che convivono con una diagnosi di tumore al seno avanzato e alla loro necessità di dare un nuovo valore al tempo. È partito infatti da Roma il 15 giugno un tour a tappe condotto nei principali centri italiani per approfondire contenuti scientifici legati alla patologia, trattandoli con un linguaggio più accessibile, e per condividere pensieri e riflessioni sui quattro ambiti indagati dalla ricerca: amore, amicizia, famiglia e lavoro.
Oggi, in Italia, 1 donna su 8 in Italia si ammala di tumore al seno nel corso della sua vita. Tra le patologie oncologiche è la più diffusa tra il genere femminile, con circa 50mila nuovi casi ogni anni, e con un trend di incidenza in leggera ascesa (+0,3 per cento). Di questi casi il 30 per cento è destinato a progredire e a evolversi in tumore avanzato, cioè quando cellule provenienti dal tumore primitivo, inizialmente localizzato alla mammella, si sono diffuse in altre parti rispetto al punto d’origine. Rispetto al tumore al seno in fase precoce, questo pone alle donne nuove sfide: imparare a convivere con la patologia e con le sue conseguenze fisiche e psicologiche, sottoporle a ulteriori opzioni di trattamento, stabilire i nuovi obiettivi delle cure che, in questa fase, puntano a rallentare l’avanzamento della malattia, alleviarne i sintomi e mantenere una dignitosa qualità di vita. “In Italia vivono più di 37mila donne con diagnosi di tumore della mammella metastatico. Per molte di queste donne - vale a dire per coloro il cui tumore è positivo per i recettori ormonali, oggi sono disponibili trattamenti molto efficaci, come ad esempio una nuova classe di farmaci, gli inibitori delle chinasi ciclina-dipendenti (Cdk) 4/6, che hanno dimostrato di migliorare i risultati ottenuti con la sola terapia ormonale consentendo di mantenere la malattia sotto controllo per lunghi periodi e, in alcuni sottogruppi, di prolungare l’aspettativa di vita a fronte di una ottima qualità di vita – sottolinea Lucia Del Mastro, coordinatrice della breast unit del Policlinico San Martino di Genova - Ciò consente di andare verso una cronicizzazione della malattia e di permettere alle donne di condurre una vita pressoché normale. È importante che tutti noi lavoriamo perchè queste donne possano ricevere trattamenti efficaci ma che interferiscono il meno possibile con la loro vita familiare, sociale e lavorativa”.
Redazione Respiro.News