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Contro i problemi alla schiena dei giovanissimi un 'classico' rimedio è il nuoto, ancora oggi spesso suggerito dai medici per contrastare un atteggiamento scoliotico o una vera e propria scoliosi. Ma in realtà si tratta di "un'indicazione errata"almeno secondo gli autori di  'Il nuoto non fa bene. L'attività natatoria nelle scoliosi: miti e tabù da sfatare' (Il Trifoglio saggio). "Viene da chiedersi se chi prescrive una 'cura' della scoliosi col nuoto sia mai entrato almeno una volta nella vasca da bagno e si sia fatto delle domande sul principio di Archimede e sulle leggi che regolano la fluidodinamica del corpo immerso in acqua", dice all'Adnkronos Salute l'esperto in scienze motorie Rodolfo Lisi, che insieme al collega Carmelo Giuffrida ha firmato il volume.

In realtà "il nuoto - dice l'esperto, che da anni studia la connessione tra attività sportiva e deformità vertebrale - esclude qualsiasi ricostruzione posturale per l'impossibilità di far leva su punti fissi stabili di riferimento. In acqua non si possono eseguire esercizi per la rieducazione. Inoltre questo sport non consente di controllare le torsioni del rachide. E' tutta una questione di biomeccanica, movimento e patologie. Invece si è pensato che il nuoto facesse bene per la presunta mancanza di gravità, anche se in realtà in acqua la gravità c'è".

"Anzi, proprio la pressione dell'acqua sul 'gibbo scoliotico' con il nuoto agonistico - avverte - può favorire un peggioramento. Anche la respirazione forzata del nuoto può aprire la strada ad un aggravamento della curva scoliotica", sostiene Lisi, che sconsiglia il nuoto, "sicuramente se a livello agonistico. Mentre questo sport può essere praticato una volta ogni tanto. C'è anche da riflettere sul fatto che, soprattutto nel caso di nuotatori amatoriali, affondando la gamba in acqua spesso si accentua la curva lombare", un movimento che alla lunga rischia di "aumentare la curva scoliotica".

E se, almeno qualche anno fa, il suggerimento ai giovani con scoliosi era quello di evitare stile libero e delfino e limitarsi a dorso e rana, Lisi dissente: "Tutti gli stili sono da evitare a livello agonistico. Sì invece alla piscina se si tratta di nuotare una volta a settimana". Lo sport, insomma, "può essere una terapia, ma va praticato con giudizio". Cosa fare se un genitore nota i segnali 'spia' di un problema alla schiena? "In genere a far scattare l'allarme è vedere che il ragazzino sembra avere una spalla più alta dell'altra, un problema che si manifesta a 10-14 anni. Il consiglio è di rivolgersi al pediatra o al medico di base per un accertamento preliminare. Il medico potrà indirizzare dall'ortopedico o dal fisiatra per ulteriori verifiche e per una terapia: occorre infatti distinguere tra atteggiamento e vera e propria scoliosi".

Quanto agli sport indicati in caso di scoliosi, "tutti possono essere fatti, senza gli eccessi dell'agonismo". Mentre un tipo di attività mirata può rivelarsi più utile per la colonna. "Ottimizzare il percorso di recupero di un soggetto scoliotico richiede una logica mirata e personalizzata, e va articolato con diversi programmi di lavoro. Ma l'ambiente ideale - ribadisce - non è rappresentato dall'acqua, bensì dalla terraferma". Il nuoto, invece, "diventa un ottimo supporto in determinati casi. Può essere utilizzato infatti con ottimi effetti rieducativi dopo importanti traumi dell’apparato locomotore".

Fonte ADNKRONOS.it 

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