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Ci muoviamo troppo poco. Un adulto su quattro, nel mondo, pari a 1,4 miliardi di persone, è inattivo. Un livello di inattività che rimane invariato dal 2001. A dirlo è uno studio realizzato da quattro esperti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che evidenziano come le donne siano le più pigre e i Paesi ricchi sono quelli con i livelli di inattività più alti. Lo studio, pubblicato sulle pagine della rivista The Lancet Global Health, raccoglie i dati di 358 sondaggi realizzati in 168 paesi. 
I soggetti coinvolti nello studio sono stati invitati a rispondere a questionari circa i livelli di attività fisica, incluse quella svolta al lavoro, a casa, per spostarsi e durante il tempo libero. I livelli di attività fisica insufficiente sono aumentati del 5% nei paesi più ricchi. Le donne sono le più pigre. 

Complessivamente il 16% dei paesi a basso reddito ha fatto registrare livelli insufficienti di attività fisica rispetto al 37% di quelli ad alto reddito. I paesi più pigri sono stati il Kuwait (67%), le isole Samoa (53%), l’Arabia Saudita (53%) e l’Iraq (52%), dove più della metà degli adulti non sono risultati sufficientemente attivi. Ma non va molto meglio neppure nei paesi nei quali ci si aspetterebbero risultati diversi: il 40% degli adulti negli Stati Uniti, il 36% nel Regno Unito e il 14% in Cina non si muovono abbastanza. I paesi più attivi, invece, sono stati l’Uganda e il Mozambico che hanno fatto registrare solo il 6% di livelli inadeguati di attività fisica. Nei paesi più ricchi, comunque, la transizione verso occupazioni più sedentarie, attività ricreative e trasporti motorizzati potrebbe spiegare i più alti livelli di inattività mentre in quelli a basso reddito ci si muove di più anche semplicemente per recarsi a lavoro.

In tutti i paesi, infatti, 1 donna su 3 (32%) e 1 uomo su 4 (23%) non fanno abbastanza attività fisica. Come mai queste differenze? "Affrontare queste disuguaglianze nei livelli di attività fisica tra uomini e donne - ha spiegato la co-autrice dello studio, Fiona Bull dell’OMS - sarà fondamentale per raggiungere gli obiettivi di attività fisica adeguata in tutto il mondo e richiederà interventi per promuovere e migliorare l'accesso delle donne a opportunità che siano sicure, accessibili e culturalmente accettabili". Concorda anche il professor Pigozzi: “Bisogna tener presente che non tutte le donne, nelle varie aree del mondo e dell’Italia, hanno le stesse possibilità economiche e in molti casi non c’è neppure il tempo per dedicarsi all’attività fisica perché spesso sono occupate tra lavoro, figli e casa”.

Secondo lo studio, se le attuali tendenze dovessero continuare, l'obiettivo di attività fisica globale del 2025 (una riduzione relativa del 10% dell'attività fisica insufficiente) non sarà raggiunto. Le politiche per aumentare i livelli di attività fisica nelle popolazione devono essere prioritarie e ridimensionate urgentemente.

Secondo gli autori dello studio, la politica nazionale deve incoraggiare i mezzi di trasporto non motorizzati, come camminare e andare in bicicletta, e promuovere la partecipazione a attività ricreative e sportive nel tempo libero.

Politiche efficaci comprendono una migliore fornitura di infrastrutture per il ciclismo e le camminate, il miglioramento della sicurezza stradale e la creazione di maggiori opportunità per l'attività fisica negli spazi aperti e nei parchi pubblici, nei luoghi di lavoro e in altri contesti della comunità locale.
Lo studio, sottolineano gli autori, è stato influenzato da numerose limitazioni.

Redazione Respiro.News

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