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Otto ore per tornare a respirare. Tanto è durata l’operazione di impianto di un bronco 3D nel torace di un piccolo paziente dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Il primo intervento in Europa di questo tipo.

Il bambino di 5 anni era affetto da broncomalacia, un cedimento della parete bronchiale che impediva il normale flusso di aria nel polmone sinistro e che costringeva il piccolo ad avvalersi di macchinari per la ventilazione artificiale nel corso della notte. La broncomalacia può avere diverse origini, nella maggior parte dei casi è sufficiente rimuovere la causa della compressione che ostacola la respirazione. Non era il caso del piccolo di 5 anni che, purtroppo, era molto grave. Il bronco del bambino era schiacciato tra l’aorta toracica e l’arteria polmonare, per questo introdurre una struttura di sostegno è stata l’unica soluzione praticabile.

Il “bronco” 3D nasce da un progetto del Bambino Gesù ed è basato su uno studio dell’Università del Michigan, negli Stati Uniti, dove sono stati eseguiti i primi 15 impianti del genere. Il dispositivo impiantato è stato personalizzato sull’anatomia del bambino partendo dalle immagini bidimensionali (TAC) realizzate all’interno della Struttura Semplice di Radiologia Cardiovascolare Avanzata dal responsabile, dott. Aurelio Secinaro, poi rielaborate con sofisticate tecniche di bioingegneria dal dott. Luca Borro e realizzato dal centro di stampa 3D Prosilas. Per i test di resistenza meccanica l’Ospedale si è avvalso della collaborazione dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Un lavoro di squadra durato oltre 6 mesi che ha portato alla realizzazione di un modello tridimensionale, una sorta di “gabbietta” cilindrica, in materiale bio-riassorbibile che sarà eliminato dall’organismo nell’arco di circa 2 anni.

L’intervento è durato circa 8 ore nelle quali il bambino è stato sottoposto a circolazione extracorporea, mentre i cardiochirurghi hanno spostato i vasi sanguigni responsabili dello schiacciamento e inserito il bronco 3D. "Il bronco 3D impiantato sul nostro paziente” - ha detto il cardiochirurgo Adriano Carotti che ha guidato l’équipe durante l’intervento - “scomparirà dall’organismo nel giro di un paio d’anni. È ragionevole pensare che, nel frattempo, avrà indotto la generazione di una reazione fibrosa peribronchiale che in qualche modo “sostituirà” la funzione della cartilagine rovinata: il bronco sarà così in grado di sostenersi da solo e avrà la possibilità di svilupparsi e di continuare a crescere”.

Fonte: https://www.fondazionebambinogesu.it/it-schede-181-un_bronco_3d_impiantato_all_ospedale_pediatrico_bambino_gesu_dona_il_respiro_a_un_bimbo_di_5_anni

  

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