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L’epidemia di Coronavirus (COVID-19), che sta seminando lutti, sofferenze e panico in tutto il mondo, presenta varie angolature, attraverso le quali interpretarla, che aumentano di giorno in giorno. Ma mentre questo virus ha risparmiato un gruppo in genere considerato biologicamente vulnerabile, i bambini, sembra invece rappresentare una minaccia particolare per gli adulti di mezza età e gli anziani soprattutto con patologie cardiorespiratorie.

Dai dati provenienti dalla Cina (Chinese Centre for Disease Control and Prevention) dove questa epidemia è iniziata in maniera esplosiva, e dove contagiati e decessi hanno raggiunto abbondantemente la tripla cifra, si ricavano interessanti spunti di riflessione.

La prima cosa che si nota è la disparità di genere nella mortalità dei contagiati. Infatti, sebbene uomini e donne siano stati contagiati in numero pressoché uguale, i ricercatori hanno rilevato che il tasso di mortalità tra gli uomini è il doppio rispetto alle donne, 2,8 vs 1,7 rispettivamente. Perché?

Numerosi fattori possono favorire le infezioni virali respiratorie, compresa l'attuale epidemia, come fattori bio-genetici (azione immuno-protettiva degli estrogeni per le donne) o radicati nello stile di vita. I comportamenti e gli stili di vita, che differiscono per sesso, soprattutto in alcune società come la Cina, possono condizionare lo stato di salute, svolgere un ruolo nelle diverse risposte alle infezioni e condizionare l’insorgenza di patologie come il diabete, l’ipertensione, la malattia polmonare cronica ostruttiva (BPCO), i tumori polmonari e le cardiopatie. “Il fil-rouge che unisce le patologie fumo-correlate”, afferma il dottor Vincenzo Zagà, pneumologo, presidente della Società Italiana di Tabaccologia, “è indubbiamente il fumo di tabacco.”

A conferma di ciò va considerato il fatto che la Cina ha la più grande popolazione di fumatori al mondo con 316 milioni di tabagisti, che rappresentano quasi un terzo dei fumatori del mondo, il 40% del consumo mondiale di tabacco, e con un consumo medio di 22 sigarette al giorno. Ma a fronte dell’esiguo numero di donne fumatrici (1,8%) va rilevata l’impennata dei maschi fumatori (47,6%) con una ecatombe di un milione di decessi/anno, appunto per patologie fumo correlate.

Analisi effettuate da ricercatori in Cina e negli Stati Uniti mostrano che gli uomini hanno maggiori probabilità di subire il contagio da COVID-19, hanno maggiori probabilità di avere i sintomi più gravi, come la polmonite, e hanno più probabilità di andare incontro ad un esito fatale. Inoltre, studi recenti dalla Cina hanno messo in evidenza che i fumatori hanno un rischio significativamente superiore di sviluppare una forma severa di polmonite da COVID-19. “Pertanto”, conclude Zagà, “per i fumatori è assolutamente improrogabile smettere, per limitare i danni”.

Ufficio Stampa Società Italiana di Tabaccologia (SITAB)

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