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Pazienti e medici non ne vogliono più sapere, la parola tumore come sintesi di male incurabile ormai non ha più senso. Le nuove terapie consentono un'aspettativa di vita che per una buona percentuale equivale a quella della popolazione generale. E' ora - dicono gli specialisti - di guardare al tumore come ad una malattia cronica, nè più nè meno.

E sdoganare la malattia è l'obiettivo di uno spettacolo teatrale di un gruppo di ragazzi: giovani pazienti oncologici e studenti di medicina che andranno in scena con 'I fuori sede', pièce teatrale dedicata all'esperienza di un tumore in giovane età.

Una storia tratta dal libro di Giacomo Perini (che interpreta se stesso) colpito da un osteosarcoma a 18 anni, mentre stava preparando la Maturità. "Oggi posso dire che la parte più bella della mia vita è questa. La malattia mi ha dato un'esistenza nuova, con più senso. Mi ha dato l'opportunità di aiutare gli altri raccontando. Avevo bisogno di trovare le parole esatte per quello che avevo". Frasi che Giacomo, 22 anni, racconta con pacatezza e cuore. Con un carisma naturale figlio della sua potente capacità di reazione ad una patologia devastante. "Anche l'esperienza a teatro serve a svuotare il dolore della sua negatività - dice - serve alle persone che non sono capaci di fare le stesse cose e a chi mi sta vicino. Persone che voglio prendere a mio carico, liberare dai pensieri brutti. Penso a quello che mi donano e a quello che posso donare io". "Recitare la mia storia su un palcoscenico mi ha alleggerito. Perchè di cancro si vive", conclude con il suo sorriso dolce e forte.

"Ben venga uno spettacolo che porti in scena la normalità della vita di un giovane paziente, sanata dalle paure e dagli stigmi sociali che solitamente l'accompagnano", commenta alla presentazione della Pièce Francesco Cognetti, direttore di oncologia medica dell'istituto regina Elena di Roma. Lo spettacolo andrà in scena il 12 novembre al Teatro Ambra Jovinelli di Roma, il 19 a Milano al Teatro Manzoni, il 15 dicembre a Bari, il 28 febbraio a Pavia, e a Napoli. 

Il progetto dello spettacolo è dell'Associazione Pancrazio, costituita da un gruppo di studenti universitari di medicina, biologia e farmacia. "Nello spettacolo la finzione teatrale si combina con le storie delle persone che vivono la malattia", afferma Francesco Bugamelli, presidente dell'associazione. "Per la riuscita della terapia sono necessari anche ascolto, dialogo, empatia, emozioni. I medici devono saper ascoltare". 

In questa messa in scena ha creduto anche la Roche: "Siamo orgogliosi di sostenere questa campagna. Grazie all'innovazione in oncologia sempre più persone possono convivere con il tumore. E' importante dare un contributo alla corretta percezione della malattia", dice Federico Pantellini, medical team leadern oncology dell'azienda farmaceutica. 
   

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