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Il lattice di gomma naturale è una sostanza di origine vegetale, che si ricava dall’albero della gomma Hevea brasiliensis, con cui vengono prodotti una grande quantità di manufatti utilizzati, sia in ambiente sanitario che nella vita quotidiana.

Si ritiene che circa il 3% della popolazione italiana sia sensibilizzata a questa proteina. Di questo 3% la maggior parte è rappresentata da operatori sanitari (9%), ma anche da persone che vi entrano in contatto di frequente: coloro che lavorano nell’industria della gomma, parrucchieri, estetisti e soggetti che si sono sottoposti a ripetuti interventi
chirurgici, oltre a bambini con spina bifida (70%).

Erroneamente si tende a pensare che il lattice sia contenuto solo nei guanti e che utilizzando quelli latex free la problematica sia arginata. In realtà sono molti gli oggetti, i dispositivi medici e farmaci con componenti in gomma naturale: lacci emostatici, tubi endotracheali, maschere facciali, cateteri urinari, pistoni delle siringhe, palloni di ventilazione, drenaggi, dighe, apribocca, ma anche cuscini e materassi antidecubito, calze antitrombosi, conta gocce e guarnizioni, deflussori ecc.

Rileviamo, tuttavia, negli ultimi anni una crescente sensibilità delle industrie del settore a produrre dispositivi latex free, che però nella maggior parte dei casi non appongono sulla confezione la certificazione. Ciò costituisce una criticità di rilievo per gli operatori sanitari e i pazienti che si trovano, talvolta anche in situazioni di urgenza, a non sapere se poter o meno utilizzare un dato prodotto. In questi casi diventa necessario contattare l’azienda, richiedere la composizione dei materiali e attendere molto spesso che le ditte terze, a cui si sono appoggiati per la produzione, forniscano tali informazioni.

La Regione Lombardia nel Decreto n° 22303 del 24.09.2001, ha dato evidenza della problematica della gestione del paziente allergico al lattice e ha emanato delle linee guida di riferimento per le Aziende Sanitarie Locali e Ospedaliere del territorio, affinché costituissero percorsi latex safe, cioè ambienti dove l’esposizione a tale allergene sia trascurabile.
Anche la Regione Toscana, Sicilia e Puglia hanno legiferato in merito, tuttavia la normativa di indirizzo molto spesso non trova traduzione con prassi operative nelle realtà locali.

La situazione in Italia, relativa alla capacità di gestire la problematica descritta, è a macchia di leopardo: vantiamo Presidi Ospedalieri o professionisti privati virtuosi, che hanno fatto da tempo la scelta di gestire le persone, anche non allergiche, con materiali latex free. Troviamo realtà in cui le Aziende sanitarie hanno stilato protocolli interni, più o meno conosciuti dal personale sanitario e, infine, strutture che utilizzano ancora guanti in lattice con la polvere dal potere allergizzante elevato, anche per gli stessi dipendenti in servizio oppure che rifiutano di garantire i livelli essenziali di assistenza previsti dalla normativa nazionale, rifiutando ai pazienti allergici al lattice le cure.
Entriamo nel merito dei protocolli. Gli operatori sanitari devono attuare procedure adatte a garantire la sicurezza dei pazienti con accertata o sospetta allergia alla gomma naturale, evitando l’esposizione all’allergene.

Il medico che richiede prestazioni, specialistiche e/o strumentali o ricoveri, deve segnalare l’allergia sulla prescrizione.
Nelle strutture andrebbe previsto un questionario da somministrare agli utenti per capire se il paziente è allergico al lattice o se presenta uno o più fattori di rischio.
Il personale sanitario che si occupa della prima accoglienza deve assicurarsi che l’informazione venga accuratamente riferita a tutto il personale in servizio e dei turni successivi (medici, infermieri, ausiliari e addetti alle pulizie della stanza).

Deve essere allestita una stanza apposita, chiaramente segnalata con la dicitura Latex Allergy, che deve essere arredata, pulita accuratamente e privata dei dispositivi in lattice e che andranno sostituiti con quelli latex free, le stesse procedure devono essere applicate anche nelle sale operatorie.
Le prestazioni a cui il paziente affetto da tale patologia si sottopone, dovrebbero essere programmate come primo appuntamento della giornata, consentendo allo stesso di usufruire di una stanza non contaminata.

Non va dimenticato, infine, il momento del pasto: gli addetti alla cucina non devono utilizzare guanti in lattice e devono essere informati di eventuali cross-reazioni alimentari.
Negli studi odontoiatrici esistono le medesime criticità: è indispensabile preferire prodotti privi di lattice, certificati dall’azienda produttrice, pulire accuratamente gli strumenti e la postazione paziente, evitare l’esposizione dello stesso a tale sostanza in zone promiscue non sanificate.

Malgrado esistano anche in questo ambito dei protocolli chiari, a livello nazionale, trovare uno studio dentistico latex safe risulta essere, ad oggi, lo scoglio più grande per una persona allergica al lattice.

Maria Ravanini
Socia Associazione Allergici al Lattici (AAL)

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